PARMA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Le mie personali preoccupazioni sul match di ieri, sono iniziate a sorgere al 94’ di Fiorentina-Parma. Quando, cioè, l’autorete di Iacoponi rimandava, ancora una volta, quel successo che ai ducali mancava da fine novembre.
Le inquietudini sono aumentate quando ho letto la doverosa lettera inviata dalla Roma alla Lega, per chiedere delucidazioni sullo spostamento del recupero Juventus-Napoli.
Sono, infine, diventati concreti timori quando ho visto la formazione scelta da Fonseca che, esattamente come un anno fa, cade contro gli emiliani di D’Aversa, tra l’altro con il medesimo risultato.
Tre difensori giovani, due centrocampisti di cui nessuno intenditore e tre punte, più Spinazzola e Bruno Peres: continuo a sentire interviste in cui si racconta di aver capito bene il calcio italiano, seguite però da scelte che dimostrano esattamente il contrario.
Certo, dammi il mio rigore dopo 4’: forse non la vinco, ma difficilmente vado a perderla. Quell’episodio non può però giustificare il modo imbarazzante in cui la squadra subisce il primo goal: da Kumbulla saltato a Bruno Peres la diagonale questa sconosciuta, una galleria degli orrori.
Il Parma, in barba alla moda della costruzione dal basso, gioca col portiere che cerca il centravanti e così trova il rigore che chiude la partita: Pellè, ormai recuperato in velocità e che andrebbe solo accompagnato verso l’esterno, non deve fare altro che attendere l’insopportabile, ingenua irruenza di Ibanez per farsi sbilanciare e crollare al suolo.
Poco prima il goal fallito da El Shaarawy, di un nulla: quel che passa tra il valutare positivamente la prova di Dzeko – in quel caso assistman – e dover parlare invece di un attaccante lontano dalla migliore condizione.
Male gli altri, da Pedro evanescente, a Pellegrini impreciso, fino a Villar sottotono, sebbene gli ultimi due – per me – messi nelle condizioni peggiori per esprimersi.
Entra bene Carles Perez, praticamente l’unico a far sporcare i guanti a Sepe; se la cava Spinazzola, che senza Veretout e Mkhitaryan rappresenta quasi l’unico sfogo offensivo dei giallorossi; non ha particolari responsabilità Pau Lopez, che però proprio non ce la fa a regalarci una gioia quando gli avversari calciano dal dischetto.
Come già visto, tra le altre, con Venezia e Livorno (due volte), solo per restare nel XXI secolo, la Roma regala punti a un avversario con un piede e tre quarti in B. Cade definitivamente la giustificazione del “non battiamo quelle forti, ma tutte le altre sì”: appena un punto, infatti, tra ieri e Benevento, con la classifica che dice sesto posto (mentre scriviamo filtra pessimismo sull’esito del famoso ricorso per il punto di Verona).