ROMA-UDINESE. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI
Due percezioni, nitide, nella gelida domenica in cui si festeggia San Valentino ma all’Olimpico continuano a mancare gli innamorati. La prima: i risultati di ieri contribuiscono a un potenziale “arrotondamento” in positivo della classifica per la Roma, almeno nel momento contingente. Perché, ormai si è capito più che bene, questo continuerà a essere un campionato che si alimenta di giornate episodiche.
La seconda: l’Udinese viene da una striscia importante: pareggio con l’Inter, vittoria contro il brillante Spezia di Italiano, vittoria netta contro il Verona. Con la costante della porta rimasta inviolata. A proposito: oggi c’è da buttare un occhio a Musso.
Con licenza poetica, possiamo parlare di un Fonseca cazzuto in conferenza stampa? Possiamo.
Alla vigilia avevamo predicato pazienza, per il modo che la Roma avrebbe dovuto avere per portare a casa una gara del genere; poi invece arriva quasi subito il vantaggio, molto presto il raddoppio. One man show, Jordan Veretout, prima per la perentoria capocciata, poi per lo spiazzante rigore.
Annullata la rete di Pellegrini alla mezz’ora perché l’azione, rapida e bellissima, è viziata da un fallo su Bonifazi.
La verità è che la Roma gestisce i ritmi a piacimento e che i gol potrebbero essere quattro o cinque alla fine del primo tempo.
Prosegue dominando, nella ripresa, la Roma; l’ingresso di Okaka forse dà un poco di vita in più all’Udinese ma davvero poca roba.
A venti dalla fine, ecco Dzeko per Mayoral.
Una cosa oggi è stato chiamato a fare, Pau Lopez: uscita bassa su Deulofeu; l’ha fatta benissimo: diamo a Cesare quel che è di Cesare.
Evitabili, ancora una volta, i cartellini di Veretout e Pellegrini.
Arriva anche Pedro, in luogo di Veretout. Poi parte la girandola: dentro Diawara e Peres per Pellegrini e Spinazzola.
Una notarella a margine, in una gara che la Roma ha iniziato e concluso in dominio assoluto: i soliti ben informati ci fanno sapere che i tre punti contro le cosiddette piccole valgono come quelli contro le grandi. In una Serie A caratterizzata da generale incostanza, la Roma si mostra costante in questo. Potrebbe fare la differenza in positivo, alla fine.
E poi, segna Pedro: tre, e sono ancora pochi per il divario visto oggi.