ROMA-BRAGA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Bisognava arrivare agli ottavi e cercare di farlo senza infortuni, ma sarebbe stato molto poco romanista. Ecco, quindi, la lesione di primo grado per Dzeko, retrocesso incredibilmente a riserva di Mayoral e perciò in campo nelle partite meno importanti.
Per il resto, molte luci e qualche immancabile ombra. Difesa rabberciata con Karsdorp nei tre insieme a Mancini e Cristante: bisogna giocare dal basso, altrimenti pare non si possa più fare calcio; ecco quindi subito un rischio per un controllo errato, da ultimo uomo, dell’ex Atalanta.
Si rivede El Shaarawy, alla ricerca di condizione e minutaggio, il cui tradizionale destro a giro non è assolutamente arrugginito: palo e goal di Dzeko sul tap-in, che placa i – pochi, in realtà – bollenti spiriti degli avversari, più che altro concentrati a protestare con l’arbitro per ogni contatto.
Con lo schema delle cose da fare già pronto prima del match, Fonseca toglie Villar all’intervallo inserendo Pellegrini nel poco apprezzato ruolo di regista. Il capitano della Roma prima prende terra, cercando un cambio di gioco; poi rischia il rigore dopo un controllo sbagliato al limite della propria area. Che il portiere debba dare la palla a un compagno in mezzo a sei avversari è un concetto più ampio, per me sempre sbagliato, di cui si dovrebbe parlare.
Eccoci al rigore, procurato da un ispirato Carles, Perez appena entrato: premesso che li sbaglia solo chi li calcia, ci sono momenti in cui bisogna fare più attenzione del solito ai dettagli. Già il fatto di essere romani ti costringe a passare il calvario di critiche, spesso preventive, vissuto – per restare agli ultimi 45 anni – da Di Bartolomei, Conti, Giannini, Totti, De Rossi e Florenzi; poi, dopo la famosa foto con Immobile, si deve avere la consapevolezza di essere ancor di più al centro del mirino.
Ci si consola un po’ con l’aglietto: rigore sbagliato in una partita senza storia e assist di qualità per Carles Perez, il quale, al momento, si accende però solo quando i match sono chiusi, vedi anche l’andata con il Benevento.
Altra nota paradossalmente positiva è aver subìto goal, interrompendo prima del Milan la serie di gare con la porta inviolata: sia all’andata che al ritorno, l’impressione offerta dai portoghesi è che avrebbero potuto segnare solo con l’aiuto concreto della Roma.
Le poche occasioni avute dagli ospiti ieri sera nascono da appoggi sbagliati dei giallorossi: quelli stessi errori che si vedono spesso anche in test più probanti dove, fino ad oggi, sei più volte uscito ridimensionato.
Chiudiamo con gli spagnoli: Pedro coglie una gran traversa, vero; ma è lontano parente anche solo del giocatore visto a inizio stagione. Borja Mayoral si fa trovare di nuovo pronto al passaggio del “basta spingere”: 11 goal, ma tornano sempre alla mente quelli falliti in Coppa con lo Spezia.
E quelli mancati contro Juventus e Benevento: considerando le – almeno – due settimane di stop previste per Dzeko, serviranno anche le sue reti per non perdere terreno nella corsa Champions e cercare di superare lo Shakhtar Donetsk.