DIVAGAZIONI ROMANISTE. E vittoria è stata!
Di Franco BOVAIO – Ieri abbiamo scritto che contro lo Spezia bisognava vincere malgrado tutto. E la Roma ha vinto, mettendo insieme un piccolo record stagionale: è l’unica che ha battuto tutte le ultime undici squadre della classifica (cosa che non è riuscita alle altre grandi) e che non ha vinto con le prime otto. Ed è lì che deve migliorare. Ma intanto ha messo in cascina altri tre punti e con questa vittoria al cardiopalma è momentaneamente salita alle spalle delle milanesi. La classifica è bella e chi la vede stando lontano da Roma fa fatica a capire tutto il casino che è successo in questi giorni post Lazio e Spezia. Ma qui siamo così: caldi, passionali, appassionati, pollice in alto se va bene, pollice in basso se va male. E’ la sindrome da Colosseo che da sempre ci attanaglia. E questa vittoria, anche per questo, è più importante di quello che sembra. Perché il 4-3 di Pellegrini al 92’ fa rigirare quel pollice dell’umore all’insù dopo che, il 3-3 dello Spezia al 90’, lo aveva rimandato giù.
Che poi: se gli attaccanti falliscono occasioni a raffica (come era capitato anche in Coppa contro lo Spezia) e i difensori si fanno gol da soli (perché in tutti i 6 gol che lo Spezia ha segnato alla Roma in due partite ci sono colpe evidenti di questi ultimi) quanta colpa ha Fonseca? Nessuna! In campo vanno i giocatori, non gli allenatori. Poi, magari, lui ha altre colpe, ma non per gli errori madornali che fanno in campo i suoi giocatori. Che sono questi: non campionissimi, ma nemmeno brocchi.
E il fatto che il portoghese si sia giocato la partita della conferma o dell’esonero con i suoi fedelissimi (perché così è stato, vedendo la formazione che ha schierato) e che questi lo abbiano ripagato, pur tra tanti errori, con una prestazione grintosa, determinata e vogliosa, dimostra che tra la squadra (o almeno questa parte della squadra) e lui c’è unità d’intenti. Esattamente come dimostra quell’abbraccio finale collettivo dopo il gol di Pellegrini, che oggi, finalmente, è stato davvero un gran capitano. Come Mayoral è stato un centravanti, Veretout l’anima della squadra e come Spinazzola è tornato il solito incursore imprendibile sulla fascia. Infine, consentitecela, una piccola menzione per Bruno Peres. Perché il gol della vittoria in extremis, oltre che per la corsa della vita di Spinazzola, arriva anche grazie al suo gioco da brasiliano in area: stop, di petto, palla a terra, sguardo in mezzo e assist a Pellegrini. Tutto con la calma dei forti. Perché lui quando attacca è forte. E’ quando difende che ha dei limiti.
Così la Roma si è uscita dalle tenebre nelle quali era precipitata. Bene così. Daje. E ora avanti e stop alle polemiche. Perché troppo spesso la Roma e il suo ambiente sono specialisti nell’autolesionismo.