ROMA-TORINO. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
Come si sale in classifica arrivano le polemiche da chi preferisce non vederti lì. È una legge ormai quarantennale, nata con la Roma di Dino Viola, che andava a sparigliare il tavolo apparecchiato per le solite due o tre.
La Roma di Fonseca ancora con troppi crismi pallottiani è – non ce ne voglia – lontana anni luce dalla squadra che si giocò il trono d’Europa. È però, l’attuale, una compagine che cerca di lottare per l’ambito quarto posto, che significa Champions ma, soprattutto, denaro. Tanto.
Va da sé, quindi, che si parli della “affrettata” seconda ammonizione di Singo anziché del mancato rosso diretto per lo stesso numero 17 del Torino, per l’entrata killer su Mkhitaryan. O non si dica nulla del fatto che Bremer, il quale colpisce nettamente il ginocchio di Dzeko ormai a tu per tu col portiere avversario, non venga nemmeno ammonito.
Parlando strettamente del match vien da dire che, quando la panchina traballa, da “Maestri” ci si reiventa catenacciari. È così che Giampaolo “punisce” alcuni suoi titolari inserendo giovani spregiudicati e fallosi, per una gara da battaglia: 75 secondi sul cronometro e l’arbitro Abisso è stato costretto a usare già tre volte il fischietto.
La Roma non ha la brillantezza di Bologna ma la partita è ben diversa: fatto sta che il sempre più determinante Mkhitaryan trova il bellissimo goal che apre la gara. Spinazzola a sinistra continua la sua grande stagione, mentre a destra Bruno Peres si fa ammonire e sbaglia un goal incredibile, ben servito dal solito Mkhitaryan.
Con Veretout che, al solito, è glaciale dal dischetto, si possono finalmente sfruttare i cinque cambi a disposizione. Fonseca fa ciò che tutti avevamo in testa, togliendo all’intervallo i due ammoniti per evitare che Abisso possa cadere in tentazione.
Ritmo basso e palla che gira molto in orizzontale: arrivano i cambi in vista di Bergamo. Esce Villar (entra Pedro), autore di un’altra ottima prova: lo spagnolo sa sfruttare la propria tecnica per venir fuori sempre al meglio dalle fasi in cui viene pressato. Poi tocca a Dzeko per Mayoral e, infine, a Spinazzola per Calafiori: l’ex Atalanta, al momento, è quasi da mettere sotto una campana di vetro.
Pellegrini sta giocando da centrocampista centrale quando si inserisce seguendo l’apertura di Mkhitaryan, il tocco di Pedro e l’assist di Mayoral: la mette all’incrocio con il piede non suo; una cosa che non fanno in moltissimi.
Nel gelo dell’Olimpico si attende solo il fischio finale, quando ecco che diventa protagonista negativo Pau Lopez. Già rivedibile in occasione di un’uscita alta nel primo tempo, è goffo nel (non) trattenere un destro di Belotti, contribuendo in maniera decisiva al goal che ridona la forza della disperazione al Torino.
Nell’occasione, due volte male Ibanez: prima regala palla a Belotti; poi infastidisce Pau Lopez (che ovviamente non si fa sentire) quando lo spagnolo cerca di recuperare il pallone. Il numero 3 dovrebbe limare questo eccesso di sicurezza nei propri mezzi, soprattutto tecnici.
Nota a margine: dallo stadio si è potuto sentire nitidamente tutto ciò che la panchina del Torino ha detto e fatto verso l’arbitro; il “vai a cagare” di Insigne è nulla, al confronto. Ovviamente né Abisso, né il Quarto Uomo hanno ritenuto di dover intervenire.
3 vittorie su 15 match con le “grandi”: è con questo negativo score che la Roma di Fonseca si presenta domenica nella tana di Gasperini; quale segnale daranno questa volta i giallorossi?