ROMA-TORINO. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI
Battuta scontata e servita su un piatto d’argento, quella secondo la quale il Toro il pullman di traverso lo aveva già messo stamattina in città. Molto meno scontato, ma doveroso, lo diciamo prima del fischio d’inizio di Abisso, è sottolineare, anzi ratificare i meriti di Paulo Fonseca: anche quelli in sede comunicativa, come abbiamo potuto apprezzare dai contenuti della conferenza di ieri: sempre elegante e distesa nello stile ma ferma, fermissima nei contenuti.
Tante cose, per la Roma come per i granata, nel cesto pre natalizio di questa dodicesima giornata: i giallorossi devono continuare a fare provviste per suffragare la voglia, legittima e legittimata, di aggancio al vertice; i granata, beh, non c’è nemmeno bisogno di dirlo: quel nome abbinato a quell’ultimo posto sono qualcosa di perlomeno disdicevole, antistorico. Il colpevole principale non è certo Giampaolo, pur con tutti i limiti, soprattutto caratteriali, del tecnico abruzzese.
Pronti via si capisce subito una cosa: il Toro punta su uno scomposto agonismo, come dimostrano, prima ancora dell’espulsione di Singo, i falli a ripetizione di Lukic e di Gojak. Non cambia di tanto, nella passività granata, il passare da undici a dieci. La Roma, per così dire, si permette di ordinare alla carta: per quanto riguarda i ritmi, il giro palla, l’attesa delle soluzioni in fase di conclusione. Nel menu brilla il caviale, ossia le giocate di Mkhitaryan, semplicemente delizioso e balisticamente letale: dopo una serie di numeri a effetto, manda l’uno a zero a baciare la faccia interna del palo per poi far fremere la rete. Il raddoppio arriva con il rigore più netto da quando l’uomo inventò il fischietto: Bremer forse vuole portarsi a casa il malleolo di Dzeko, più che la sua maglia; Veretout si porta in cascina il raddoppio, anche se Milinkovic Savic aveva battezzato l’angolo giusto.
Secondo tempo che trascorre, nella prima parte, tra gestione e avvicendamenti in vista di Bergamo; anche perché Abisso ha il cartellino un po’ troppo facile pure con la Roma, non solo col Torino, come se anche lui avesse contratto il morbo di Maresca.
Meraviglioso il sinistro di Pellegrini per il tre a zero, peccato per l’uscita bassa non impeccabile con cui Pau Lopez consente, dopo un paio di rimpalli in area, di segnare l’uno a tre a Belotti. La Roma veleggiava verso il quarto risultato casalingo di fila con la rete inviolata.
Granata un po’ più vivi, nel finale; più di una Roma stanca e distratta e diciamo che nemmeno in una serata così ce lo si può permettere. Guarda caso, uscito Villar è venuta meno un poco di identità.