GENOA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – La trasferta ligure era piena d’insidie per la Roma. Avversario in crisi e Dzeko out, prima della gara; Spinazzola, subito fuori a inizio match, alle prese con i consueti problemi muscolari.
Il Genoa fa quel che può: si difende e prega, come in occasione della traversa di Mkhitaryan, preludio al grande pomeriggio dell’armeno.
Di testa, allo spegnersi del primo tempo, ecco il primo goal di Miki: gentile omaggio avversario, vero, ma che va comunque accettato.
Si dovrebbe rompere, a quel punto, il muro difensivo della squadra di Maran: ma l’allenatore ex Chievo e Cagliari cambia scacchiere e regala ai suoi insperate energie.
Che si concretizzano velocemente, con l’1-1 di Pjaca. Checché ne dica Cravero, ex laziale in veste di seconda voce, se proprio si deve rintracciare una responsabilità sul goal, questa è di Ibanez e non di Smalling.
Il difensore inglese, infatti, nota l’uscita improvvida verso Zajc di Ibanez, che libera così Pjaca. Smalling si trova a quel punto a metà tra i due attaccanti avversari e – rinculando – cerca comunque di far recuperare il giovane brasiliano.
L’inerzia cambia veloce: l’ex Scamacca (si muove davvero bene), va vicino al 2-1. Fonseca, spesso elefantiaco nei cambi, capisce l’andazzo: fuori l’evanescente Mayoral (una conclusione strozzata al suo attivo) e dentro Cristante, con Mkhitaryan a fare il numero 9.
La Roma si risveglia: seconda occasione fallita da Bruno Peres, prima che il brasiliano serva il pallone giusto per il 2-1 ancora a firma armena.
C’è tempo perché Cristante sprechi un cioccolatino di Pellegrini, poi Mkhitaryan trova la mezza girata che chiude la gara. Splendido il goal: non meno dell’assist da fermo di Pedro.
Finale nel quale si rivede Destro, che a 29 anni sembra già pronto per le partite contro la Nazionale cantanti: e c’erano dirigenti chi pensavano Totti fosse un “tappo” che non ne permetteva l’esplosione…
Roma terza in classifica (bisogna ancora attendere per la sentenza sul caso-Diawara): come un anno fa di questi tempi, seppur ora con meno partite giocate.
Felicità quindi sì – per la vittoria e per aver onorato al meglio la divisa dedicata a Proietti – esaltazione assolutamente no: si deve infatti ancora iniziare a far davvero sul serio.