GENOA-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI
Piccolo, importante set point. Vuol dire poco, al momento e con così poche giornate alle spalle, però al Luigi Ferrariis arriva uno snodo importante quantomeno per la ratifica dei progressi e per cercare importanti conferme per quanto concerne la regolarità prestazionale, unitamente all’affidabilità degli uomini.
Senza Dzeko davanti e, discendendo la china della formazione, con Pau Lopez tra i pali in luogo dell’acciaccato Mirante.
A destra si rivede Karsdorp, Pellegrini capitano in mezzo con Veretout, Pedro e Mkhitaryan sulla trequarti.
La partita? Beh, il primo tempo racconta, al di là del dato di per sé non indicativo del possesso palla, di un predominio romanista assoluto, dal punto di vista territoriale: il moto perpetuo di Mkhitaryan, soprattutto a sinistra, a dare sfogo al palleggio lucido ed elegante di Pellegrini.
Il tabellino del primo tempo, però, si sblocca soltanto nel primo minuto di recupero, con il colpo di testa preciso e nitido di Mkhitaryan, che concorre per essere il migliore in campo.
Nota non marginale, soprattutto per la squadra che conduce il gioco: il terreno di Genova è indegno della massima categoria, soprattutto per la metà campo del Genoa nel primo tempo.
Come cambiano le partite: dopo cinque minuti e l’occasione del raddoppio sprecata da Bruno Peres, il Genoa pareggia con Pjaca, su apertura nitida di Scamacca, dopo una lettura difensiva sbagliata di Ibanez che lascia solo Smalling.
Bruno Peres dà, Bruno Peres toglie, l’uno a due arriva, ancora con one-man show Mikhitaryan e con un assist di Bruno Peres degno del miglior Roberto Carlos.
In mezzo, un cambio intelligentissimo di Fonseca: fuori un Mayoral combattivo, dentro Cristante. Nuovo meccanismo offensivo con Mkhitaryan altissimo. Diciamo che se l’armeno oggi è il migliore in campo, anche perché realizza pure il terzo in semivolée, Fonseca è il migliore in assoluto.
Che altro? Ah, sì: grazie Mandra’, oggi e sempre.