YOUNG BOYS-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – “Vincere è l’unica cosa che conta”, recita una massima juventin-bonipertiana. Collocandomi molto lontano da questa visione, però, non mi fermo al 2-1, importante, ottenuto nella gara di ieri sera.
Veniamo subito alle scelte dell’allenatore: fare turnover è una cosa; mettere insieme giocatori che, per i più disparati motivi, non giocano da tempo è un’altra.
Così facendo, oltre a rischiare brutta figura e sconfitta – vedi anche ennesimo rigore ridicolo contro subìto in Europa – si mettono in difficoltà i calciatori. Penso, per esempio, all’esordiente dal 1’ Borja Mayoral, che avrebbe dovuto attendere i cross di Bruno Peres e Karsdorp…
Squadra esclusivamente fisica, quella svizzera: i “piccoli” spagnoli, quindi, vanno in difficoltà sul pressing asfissiante avversario, tra l’altro su un campo sintetico annacquato.
Detto del rigore ridicolo, sei sotto: tocca affidarsi ai carichi pesanti, per chiedergli di portare a casa la partita. Prima Spinazzola, a rilevare un inconcludente Karsdorp; poi, dopo un’ora di gioca ecco Veretout, Mkhitaryan e Dzeko.
Assist del “10” del bosniaco per Bruno Peres, fresco di rischio espulsione per un colpo a un avversario, e 1-1. Tra le note – poche – positive oltre al risultato, la prima marcatura di Kumbulla, che sfrutta al meglio il bell’assist di Mkhitaryan, per la rete che determina il match.
Ci mette del suo anche Pau Lopez, nel finale: tiro centrale di Aebischer che va preso ma, in altri tempi, forse anche quello sarebbe finito alle sue spalle.
Si torna a casa con i fondamentali tre punti, la consapevolezza che alcune secondo linee non siano adeguate e il dubbio che Fonseca sia stato più fortunato che bravo.