YOUNG BOYS -ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI
C’erano una volta uno spagnolo, ed era l’arbitro; uno svizzero, ed era l’avversario; un americano, che invece era il copilota. Potrebbe essere questo l’incipit dell’esordio europeo della Roma di Paulo Fonseca.
Sempre più di Paulo Fonseca, ci piace sottolineare, per quanto riguarda il momento che la Roma sta vivendo e lo stile che il tecnico sta adottando nell’interloquire prima e dopo le partite: eleganza, proprietà di sintesi, armonia tra ambizioni e realismo. Il tutto continuando a chiedere alla società ciò che a Trigoria manca ancora.
Poi vedi la formazione e…beh, diciamo che a livello filosofico si impone il bivio: attacco di fenomenite o provocazione verso la dirigenza? Di certo gli svizzeri sono poca cosa, un Verona ne avrebbe ragione agevolmente, per rendere l’idea. Però una squadra talmente inedita da risultare per nulla identitaria, riesce a favorire, anche grazie a un rigoretto, o rigorino, il vantaggio elvetico.
Nella seconda parte la china si inverte, a cominciare dall’ingresso di Spinazzola, per proseguire con l’innesco della regia offensiva di Dzeko e la grande qualità di Mkhitaryan.
Resta, francamente, il dubbio sui perché occulti delle scelte iniziali di Fonseca.
Però, parlando dei singoli, due parole vanno dette: Pau Lopez decoroso, Peres decente con gol, Juan Jesus più reattivo di quanto si potesse credere, vista anche la pancetta, Fazio non dannoso. Da rivedere, perché poco giudicabile, Mayoral.
Appuntamento alla prima casalinga della competizione giovedì prossimo, con il mandato di far capire alle altre tre quale sia la padrona del Girone A.