MILAN-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Non riesco a essere soddisfatto del pareggio di ieri sera. Non ho bisogno di un punto che “fa morale”; avrei bisogno di punti che la Roma potrebbe ottenere e non raccoglie. Accontentarmi quindi perché si è reagito fino al 3-3, contro il Milan non certo degli “Invincibili”, mi pare limitante.

A San Siro è stata una fiera degli errori (orrori); senza dimenticare la Roma che prende goal a inizio dei due tempi: approccio censurabile.

Giacomelli è da tempo noto, ma arbitrare in epoca di VAR senza affidarsi alla tecnologia è inaccettabile; come fischiare un rigore compensatorio.

Kumbulla fa 3-3, ma guarda il pallone anziché Ibrahimovic sull’1-0 per loro; Ibanez abbatte l’11 rossonero, che è spalle alla porta, regalando a Calhanoglu una pericolosa punizione: sono giovani…

Karsdorp ha una mezz’ora di autonomia: corre senza pungere, quando deve difendere Leao saluta e se ne va.

Pellegrini, in cattedra: destro, sinistro, i tanto criticati (da molti) calci piazzati fatti bene. La partita di ieri è la base di ciò che può offrire, per le qualità che ha. Se ne convinca.

Aiuta la prestazione del numero 7 Pedro, che Fonseca nel primo tempo abbassa molto. Non brillante ieri, lo spagnolo, ma giocatore di spanna superiore. Peccato nel finale non serva di prima Mkhitaryan, che sarebbe stato in porta.

Dzeko fa 109, esulta poi alla grande e di rabbia al 3-3 di Kumbulla: il rigore a compensare, lo ribadiamo, è peggio del primo concesso.

Mirante, che la salute lo accompagni: attento, essenziale, decisivo e fortunato nel finale su Romagnoli.

Cresce nella partita Mkhitaryan; non sfonda mai – sempre raddoppiato – Spinazzola; Veretout spesso impreciso, ma una sentenza dal dischetto.

Finisce 3-3: urge Smalling, mentre – questo sì che piace – i Friedkin continuano a mostrare la loro silenziosa ma fondamentale presenza.