VERONA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO. Buttare due punti contro una seria candidata alla B è, incredibilmente, l’ultimo problema della Roma. Sì: perché la Roma deve ancora strutturarsi a livello dirigenziale; ha diversi ruoli in campo scoperti; ha un allenatore difficilmente immaginabile sulla panchina in un futuro più o meno prossimo.
È una Roma che deve affidarsi al dodicesimo, perché il numero 1 è improponibile; che deve chiedere al vituperato – in maniera per me sproporzionata – Cristante di fare il “libero” nell’attesa, manco fosse Godot, di Smalling; che schiera ancora il meno che scolastico Diawara, presunto regista.
Che spera in una discesa fortunata di Spinazzola, in un colpo di Mkhitaryan, Pedro o Pellegrini per trovare la via del goal: non parlatemi di squadra che ha l’impronta del tecnico.
Dzeko non gioca: se ti pago vai in campo; se non vuoi farlo, ti multo pesantemente; se qualcuno ti “preserva” per la Juventus va esonerato – dirigenti compresi – se non ha il buon gusto di dimettersi. Se poi non c’è neanche l’ombra di un centravanti di riserva, davvero nessuno può dirsi esente da colpe.
Servono scelte: nette e veloci. Basta che Allegri – ottima performance sulla pista di “Ballando con le stelle”, la sua – risponda con un “vediamo” a chi gli chiede se verrà alla Roma, che ecco accendersi gli entusiasmi.
Florenzi via, mi raccomando: al primo scatto ecco che Karsdorp s’infortuna. Una novità… A meno di una decisione coraggiosa (Spinazzola a destra, Calafiori a sinistra) ci ritocca Bruno Peres.
Bene, tra le poche note positive, la presenza dei Friedkin al “Bentegodi”: auspicata ma tutt’altro che scontata.
Due settimane alla fine del mercato: tanto, pur con poco, si può fare per indirizzare la stagione in un senso piuttosto che in un altro.