STORIE GIALLOROSSE di Franco BOVAIOTOP

STORIE GIALLOROSSE… La banda del “Cappio”

di Franco BOVAIO – Vabbé, lo sappiamo. Il titolo è un po’ macabro e ricorda i film western, quelli dove si facevano i linciaggi e la gente finiva appesa per il collo all’albero principale del paese. Ma se ripensiamo al periodo della prima Roma di Mazzone, che nel mercato di riparazione fece di tutto per prendere il romano Massimiliano Cappioli, il titolo ci viene spontaneo. Ispirato, ovviamente, dal cognome e dal soprannome del giocatore. Che poi, a vederlo bene, magari con un cappello texano in testa, ha anche la faccia del cowboys. Con la sua carnagione scura e i capelli lungi e neri, la barba spesso incolta e l’espressione da “ci penso io”, sembra proprio uno di quei cowboys texani che dovrebbero piacere tanto al nuovo proprietario della Roma Dan Friedkin. E magari, se avesse fatto il cinema e lo avesse visto Sergio Leone, sarebbe piaciuto anche a lui e forse sarebbe stato anche reclutato per uno dei suoi celebri “spaghetti-western”.

Invece il “Cappio” (come era ed è soprannominato) ha giocato a calcio e lo ha fatto anche bene, tanto che nel suo periodo romanista è arrivato pure in nazionale. Ad acquistarlo nel 1993 fu il presidente Sensi su segnalazione di Carletto Mazzone, che lo aveva già avuto con se nel Cagliari insieme a Festa e Moriero (da qui “La banda del Cappio”). Per averlo pagò cinque miliardi di lire alla società sarda a campionato in corso. Nella Roma, per la quale ha sempre tifato, Cappioli ha poi giocato per tre stagioni, nelle quali ha collezionato 90 presenze e 15 gol in campionato. Tra questi quello del momentaneo 2-0 nel derby che la “sua” Roma vinse nel giorno in cui la Sud si coprì con il vecchio stemma della società (la Lupa con l’acronimo ASR scritto sotto) che proprio oggi viene chiesto a Freidkin di ripristinare. Eh si, la storia del “Cappio” sembra proprio intrecciarsi con quella dei nuovi proprietari del club.

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