ROMA-JUVENTUS. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – La Roma grazia la Juventus. Come accaduto nella scorsa stagione contro Lazio e Inter, a una grande prestazione non corrispondono i tre punti. A oggi, stesse virtù e stessi vizi dei mesi scorsi: pochi giocatori di grande livello e allenatore da zona-Uefa.
Dzeko sbaglia due goal incredibili, (e quello di Mkhitaryan…) vero: ma sta lì e propizia, canta e porta la croce; chissà a parti invertite, inoltre, come sarebbe stata valutata la situazione che lo vede protagonista con Chiellini.
Fonseca la studia bene o “Il Maestro” Pirlo ha ancora tanto da imparare? Di entrambe, un po’; ovviamente, se hai Ronaldo, puoi permetterti di saltare qualche lezione e di prendere goal su contropiede da tua punizione offensiva, che neanche in Eccellenza.
Fonseca non ha CR7, ma avrebbe avuto il buon Florenzi; lasciato andar via, con i problemi cronici di Karsdorp, ecco che tocca a Bruno Peres (Calafiori per Santon e Spinazzola a destra no?): risultato? 2-2 immediato, con l’avversario in 10.
La difesa è schierata? Vero. Mirante esce e non esce? Vero. Ma la scelta di mettere l’improponibile 33 è completamente sbagliata, visto anche dove si trova il brasiliano in occasione del goal.
Grandi elogi, per i difensori giovani: Mancini sbaglia postura quando affronta Ronaldo in occasione del rigore; Kumbulla abbatte Kulusevski (giallo) dopo giggioneggiata con la palla tra i piedi; Ibanez si perde Morata prima di “servire” a Ronaldo – recuperando – un assist fortunatamente non trasformato. Piano con i complimenti e sbrighiamoci a prendere – o a riprendere – un leader lì dietro.
I cambi sono cinque ma Fonseca, imperterrito, non supera i due: non perché io abbia chissà quale stima di Carles Perez o Kluivert, ma un po’ di freschezza in avanti avrebbe fatto comodo.
Veretout continua sui livelli che ne hanno contraddistinto buona parte della scorsa stagione: sarebbe bello vederlo con un ottimo regista accanto, non certo con Diawara.
Pedro piace, Pellegrini fa un lavoro difensivo – sottolineato in cronaca da Ambrosini – che non ruba l’occhio e che viene cancellato dal mani sul rigore dell’1-1. Peccato perché, giustamente, da lui ci si attende moltissimo.
Nell’ultimo anno, 9 partite contro Juventus, Inter, Atalanta e Lazio: 1 sola vittoria, con i bianconeri, a campionato finito. Lascio ad altri l’esaltazione per la prestazione e il pensiero che senza innesti di livello – e con questo allenatore – la prova di ieri sia un viatico di costruzione.