STORIA DI IERI di Diego AngelinoCAMPIONATOTOP

ROMA-INTER. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Mi sono avvicinato a Roma-Inter, devo essere sincero, con la rassegnazione di chi temeva fortemente la sconfitta.

Un Inter che poteva metter pressione alla Juventus, l’infortunio di Zaniolo e le successive polemiche alimentate dal rimprovero pubblico di Fonseca… Insomma, la vedevo male.

Sono rimasto perciò sorpreso quando ho visto la Roma rimettersi in carreggiata dopo il vantaggio nerazzurro. Lo dico da zemaniano: per la marcatura a zona sui calci piazzati ho la stessa considerazione che Fantozzi aveva per “La corazzata Potëmkin”.

Sarà un caso, ma entra in partita Mkhitaryan e i giallorossi iniziano a giocare. Si tira sempre troppo poco verso lo specchio: un po’ per caratteristiche dei calciatori; un po’ per questa filosofia del voler entrare in porta con il pallone.

Fatto sta che le trame, dopo tanto, si vedono e la Roma raggiunge un meritato pareggio. Anche qui, sincerità: se prendo goal dopo un contatto come quello Kolarov-Lautaro mi arrabbio parecchio. Così come, però, se Di Bello viene richiamato al VAR andando contro il protocollo che regola il mezzo. O se vedo Barella finire la partita senza “rosso”.

Aspettavo Ibañez alla prova di un attacco importante: devo dire che si è fatto rispettare, pur con un Lautaro forse già con la testa in Spagna. Resto sempre basito per la presenza di Bruno Peres in campo: cross serviti agli avversari e rischi pazzeschi per la propria difesa.

Pellegrini continua nel momento-no, che è evidentemente psicologico: uno con quella qualità che sbaglia un controllo o un appoggio ha poca serenità e, immagino, soffra una sorta di ansia da prestazione.

Džeko non è in serata marcatore ma in versione assist-man: al di là delle due reti, il bosniaco offre giocate (vedi per Veretout) importanti. Sono le ultime con la Roma?

Arriviamo ai due punti buttati dalla Roma. La prima domanda è: perché togliere Mkhitaryan migliore in campo? La seconda: perché non si può spazzare via il pallone, ogni tanto?

Prima della giocata da sigla di “Mai dire gol” di Spinazzola, infatti, c’è anche Veretout che cincischia più del dovuto, contribuendo alla nascita di un’occasione evitabile negativamente “rifinita” dal terzino giallorosso.

Al di là della prestazione confortante e del quinto posto ancora lontano dall’esser certo, ci sono dei concetti di gioco “pericolosi”, soprattutto in previsione Europa League: non basta la difesa a tre per arrivare in fondo, se si persiste nel concedere sempre comunque qualcosa d’importante agli avversari.

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