EDITORIALE. La fabbrica degli ex
L’epilogo della Roma americana assomiglia sempre più ad una fabbrica di ex, a cominciare dal campo, dove troppi interpreti sembrano avventori più che professionisti. Alcuni sembrano lontani dalla Capitale con lo spirito e le intenzioni, altri sempre più ex giocatori, pronti a godersi una dorata pensione lontano da stress e inutili agonismi. Dal campo alla panchina la sindrome dell’ex sembra colpire anche Fonseca, pronto a ripercorrere le orme dei suoi predecessori e che giustamente inizierà ad avvertire una certa saudade delle steppe ucraine. Nel mentre la società, fucina di ex dirigenti e direttori sportivi, affonda nelle mani di un quasi ex presidente e del suo fido consigliere, ex paladino dei cantori della favola a stelle e strisce.