TOTTI “Anche se sono fuori da Trigoria, il mio cuore sarà sempre lì dentro”
L’ex capitano e dirigente della Roma Francesco Totti ha risposto ai microfoni di Sky Sport alle numerose domande che gli sono arrivate dai tifosi e non solo. Queste le sue parole:
Partiamo da Totti a casa. Cosa fai questi giorni?
La giornata è lunga, però fortunatamente ho una famiglia che mi sostiene. Dobbiamo stare 24 ore dietro ai figli. Tra compiti, giochi, palestra e compagnia bella, il tempo passa.
Sei stato uno dei primi a sensibilizzare. Che cosa state facendo?
Nessuno si sarebbe mai aspettato di arrivare in queste condizioni. E’ un problema veramente serio. Con Dash abbiamo fatto questa iniziativa per lo Spallanzani, comprando 15 macchinari. Con gli altri abbiamo raccolto 150 mila euro e cercheremo di dividerli nel migliore dei modi per battere questo Coronavirus. Lo faremo per salvare tutte le persone, piccole o grandi. Con i Campioni del Mondo del 2006 abbiamo fatto un’iniziativa con la Croce Rossa ed abbiamo raccolto una bella somma per dare possibilità a chi sta veramente male.
Domanda di Marcello Lippi: Sei riuscito a recuperare per il Mondiale nel 2006. Il calcio ti aspetta, torna a lavorare…
Il 19 febbraio ebbi un infortunio serio, la sera stessa Mariani mi operò perché mi ero fratturato il perone e lacerato i legamenti. E’ stato un brutto infortunio, ero sicuro di non poter partecipare ai mondiali perché il tempo era poco. La sera stessa, dopo l’intervento, Mariani mi disse che toccava a me. Sarebbe dovuto durare 8/9 mesi, ma se ce l’avessi messa tutta sarei potuto partire. Il giorno dopo ci fu la sorpresa di Lippi, dove ho visto la voglia nelle sue parole. Mi si è capovolto tutto, mi ha dato la forza di uscire da quel tunnel lungo e buio. Con la voglia di partecipare a questo Mondiale, che per me era l’ultimo, perché avevo già deciso di smettere con la Nazionale. Ho avuto la forza di partecipare e vincere la cosa più importante.
Perché hai lasciato così presto la Nazionale?
Era una decisione già presa prima dell’infortunio. Ogni anno facevo 50-60 partite ed avevo un problema alla schiena. Dovevo mettere da parte qualcosa e non potevo mettere da parte la Roma. La scelta più brutta era quella di andar via dalla Nazionale. La Roma è stata la mia vita, il mio percorso più bello.
Domanda di Del Piero: Come vedevi la rivalità con la Juventus?
L’ho visto ieri sera in collegamento con voi. Parlare di Del Piero sarebbe riduttivo, ci hanno messo sempre come in un dualismo, io o lui, cercando di metterci contro. Avendo due caratteri simili siamo riusciti ad unirci ancora di più, a capirci ed a sostenerci. L’esempio delle barzellette è chiaro: con lui siamo stati sempre fino a tardi a girare le barzellette, perché ridevamo continuamente. Abbiamo un grandissimo rapporto e nessuno ce lo toglierà.
De Rossi ha chiuso la sua carriera al Boca. Tu lo avresti fatto se avessi avuto un’opportunità?
Io rispetto pienamente la scelta di Daniele, ognuno è libero di fare la propria scelta. Io ti dico la verità: ho avuto opportunità a fine carriera, all’estero ed in Italia. Ero dubbioso, perché volevo continuare, mi sentivo di poter dare qualcosa. Un anno non avrebbe cambiato niente però. La mia scelta era una sola: quella di indossare solamente quella della Roma. Per uno o due anni avrei dovuto cancellare tutto e sprecare 24 anni con la Roma.
A questo punto dicci le squadre…
America, Emirati Arabi. In Italia? La Sampdoria mi voleva a tutti i costi. Ferrero ha un debole per me, romano e romanista, avrebbe fatto qualsiasi cosa per portarmi a giocare lì
Saresti potuto andarci già molti anni prima…quando alla Roma c’era Carlos Bianchi
Se non ci fosse stato il torneo Città di Roma sarei andato alla Sampdoria. Volevano darmi in prestito, il mister Bianchi non mi vedeva bene ed aveva altri obiettivi. Quella serata cambiò tutto. Fortunatamente sono riuscito a rimanere in questa splendida città, nella società che ho sempre amato e stimato. Chissà dove sarei andato dopo Genova, sicuramente non alla Roma.
Parlaci del tuo rapporto con Federer
Federer per me è il tennis. E’ un mio amico, ci sentiamo spesso per messaggi perché lui non parla italiano ed io non parlo inglese ma con il traduttore è più semplice. Non avevo prima tanta possibilità di comunicarci prima, alla fine c’è stima reciproca, mi ci identifico tanto, lui quando fa un punto è come se fosse la normalità, come per me era un passaggio di prima. Io lo reputo davvero il tennis. Posso dire che è un mio amico, un giorno lo sfiderò a Padel, perché a tennis è troppo forte.
Domanda di Giuseppe Giannini: Saluto Francesco con il quale mi lega non solo un numero, ma soprattutto quel pezzo di stoffa che avevamo legato al braccio. Quando vuoi possiamo sfidarci a tennis che a padel sei imbattibile…
Accetto volentieri la sfida e lo ringrazio perché quando avevo 16 lui e anche il padre mi hanno dato tanti consigli e insegnato tanto. Mi hanno fatto capire cosa fosse il calcio professionistico. Sono stato fortunato ad avere queste due belle persone vicino. Quel pezzetto di stoffa è totalmente diverso da tutto il resto. Per noi romani significa tanto perché vuol dire portare in alto i colori ella Roma. Esserne capitano è un vanto e un sogno che tutti i bambini vorrebbero realizzare e noi due ci siamo riusciti.
Tra due mesi sono 3 anni dal tuo ritiro. Cosa ti è rimasto dentro di quel 28 maggio?
Era necessario farmi rivedere tutto? Rispondo ancora con le lacrime. È come se non fossero passati tre anni. Spesso e volentieri riguardo quella giornata indimenticabile, si racchiude tutto il mio amore per questa squadra, per i colori e per quei tifosi. Ricordo tutto, speravo non arrivasse mai la fine, ma c’è per tutti. Quando ho fatto la passerella non avrei salutato alcune persone, ma per quello che c’era intorno ho dovuto mettere da parte tutto. E’ un giorno bello e brutto allo stesso tempo, perché ho smesso di giocate calcio che era la cosa più importante, ma l’amore che mi ha dato la gente quel giorno è stato impensabile. Non pensavo si potesse arrivare a piangere così, non ho retto nemmeno io all’emozione. Sapevo cosa poteva succedere in quella partita e li ringrazierò per sempre perché mi hanno dato e mi danno tanto. Il campo per me era tutto, sapevo quello che potevo dare e lo facevo per far contento questo popolo che per la Roma farebbe qualsiasi cosa. So cosa significa essere romani e romanisti, cosa significa vedere la Roma dalla Curva o dalla Tribuna. I romani sono questi e sono fiero.
Sky sta facendo un sondaggio: Qual è la partita che vorresti rivedere tra Roma-Parma del 2001, Inter-Roma con il tuo gran gol, Roma-Juventus 4-0 e il 5-1 nel derby?
Inter-Roma è uno dei gol più belli della mia carriera se non il più bello. Roma-Juventus è un secondo derby, perché c’è sempre stata rivalità e facemmo una partita stratosferica. Nel 5-1 contro la Lazio ci fu la dedica ad Ilary con “sei unica”. Roma-Parma è il sogno di tutti i romanisti, dovevamo vincere. Scelgo Roma-Parma.
Domanda di Bergomi: Quanto ti piaceva giocare a San Siro? Qui hai fatto uno dei gol più belli della tua carriera…
Lo ringrazio per le belle parole. E’ la Scala del Calcio. Dopo l’Olimpico è lo stadio più significativo, mi dava molte emozioni. Tra Inter e Milan ho fatto tanti gol, belle prestazioni. Mi dava la voglia di fare qualcosa in più e deliziare quella platea. Erano abituati a fenomeni che non abbiamo visto. Era uno stadio particolare, ti veniva voglia di giocarci e di dare il 101%.
Ho letto il tuo libro e sono rimasto colpito dal tuo duplice rapporto con Spalletti. Cos’è successo?
Sono stati due personaggi diversi. Il primo Spalletti era top, come un secondo padre, ci stavo quasi 24 ore al giorno. Il secondo, forse con le sue ragioni o forse per idee di altre persone, ha voluto mettermi i bastoni tra le ruote e qualcosa non è andato nel migliore dei modi. Ho cercato sempre di tenere la testa alta e fare il mio meglio, anche se sapevo di essere in difficoltà.
Dopo l’ultima doppietta al derby cosa hai pensato?
Perdevamo il primo tempo 2-0 e poi siamo entrati con un’altra rabbia e cattiveria. Mi sono trovato al posto giusto in entrambi i gol. Il secondo è stato molto difficile: a quell’età fare un balzo del genere non è facile. Ho pensato a prenderla solamente al volo e metterla dove volevo.
Hai un bel rapporto con Simone Inzaghi…Qual è stato il giocatore della Lazio con cui hai avuto più rivalità?
Con Simone Inzaghi ho sempre avuto un bellissimo rapporto, condividiamo tanti amici ed abbiamo fatto un percorso calcistico insieme. E’ uno degli allenatori più forti che c’è in Serie A. Con Nesta c’è sempre stata rivalità, anche se il rapporto era e sarà sempre ottimo, anche se lui era il Capitano della Lazio e io della Roma. Il calcio è cambiato adesso, bisogna cambiare la mentalità.
Da tifoso romanista come vivi l’ascesa della Lazio?
Sarei stato contento per Inzaghi se avesse allenato un’altra squadra. Spero si possano fermare il prima possibile. Ora non gli si può dire nulla ma spero ci possa essere un black out il prima possibile.
Domanda di Marchegiani. Perché ci sono pochi numeri dieci?
Luca è una persona vera, genuina. Mi è sempre piaciuto sin da quando era alla Lazio. Poi l’ho conosciuto meglio, lo frequento di più rispetto a prima. Bisogna tornare alle origini, puntare sui settori giovanili e non cercare stranieri. Puntare sui giovani come noi, abbiamo più possibilità di trovare i Totti, Baggio e Del Piero. Sono loro che ti fanno divertire e fanno gol.
Quale sarà il tuo futuro?
Stavo partendo con la società di scouting ma il Coronavirus ci ha un po’ bloccati. Stiamo lavorando e cercando un altro Totti, un calciatore di questo spessore. Cercherò in tutto il mondo e spero di trovarne di giocatori così e di farli crescere. Ho preso qualche giovane e lo crescerò come ho sempre voluto fare, come mi hanno cresciuto. Riuscirò a trovarlo.
Che idea ti sei fatto della Roma di adesso e di Fonseca? Ti sarebbe piaciuto lavorare con lui?
La Roma è alti e bassi adesso e purtroppo siamo abituati a questi problemi. Fonseca è un grandissimo allenatore, che sta capendo il calcio italiano, la città e tantissime altre cose. E’ addentrato, me ne parlano tutti bene, compresi i calciatori. Con l’unione e con alcuni innesti precisi possiamo fare un grandissimo campionato.
Hai detto ‘possiamo’?
Sì, perché io rimarrò sempre della Roma. Anche se sono fuori da Trigoria, il mio cuore sarà sempre lì dentro.