Lega di Serie A nel caos: alcuni club (anche big…) non vogliono più giocare
(REPUBBLICA.IT) Oltre a quelli che sono venuti allo scoperto (Torino, Brescia, Sampdoria), ci sono altri club, anche importanti, che preferiscono chiudere qui questa stagione maledetta e non hanno alcuna intenzione di tornare in campo. Non lo dicono ufficialmente, non si espongono, almeno per ora. Ma preferirebbero pensare a settembre, non a tornare in campo chissà quando e chissà come questa estate.
Per questo, il compito di Gravina, Dal Pino e De Siervo si fa sempre più delicato: loro, non c’è ombra di dubbio, sono per la ripartenza. Un atteggiamento responsabile, non hanno interessi personali. Ma i tempi si fanno sempre più stretti: riprendere ad allenarsi in gruppo il 18 maggio (ieri sera Spadafora ha gelato tutti…), tornare in campo il 13 giugno e chiudere a fine luglio. Questo il progetto. Ma è ancora possibile? Sempre più complesso, i dubbi crescono anziché svanire.
Ci sono molti club di serie A che contestano il nuovo dpcm del governo: “Perché la Pellegrini si può allenare da sola in piscina e un calciatore non può farlo, da solo, nel suo ritiro? Non può certo andare a correre in un parco pubblico”. Al momento solo Igli Tare della Lazio, braccio destro di Lotito, è uscito allo scoperto contro Spadafora (“non vuole aiutare il calcio, siamo stati discriminati”). Altri la pensano come lui, e temono che il governo sposti sempre più in là l’asticella, sino a quando la stagione dovrà essere annullata (ma da chi? Chi si piglia la responsabilità di farlo?). I club sperano che il governo ci possa ripensare e riaprire i ritiri già dal 4 maggio. Molti giocatori sono fermi dal 9 marzo, dovrebbero rifare la preparazione daccapo. Il ministro ha bocciato il protocollo studiato dalla commissione medica della Figc: il comitato tecnico scientifico (Cts) lo ha ritenuto “insufficiente”: ora il professor Zeppilli e i suoi dovranno metterci di nuovo mano, hanno tempo sino al 18 maggio. Ma già i medici dei club (17 su 20) avevano mandato una serie di domande, considerazioni, critiche, come da noi rivelato sabato scorso, alle quali era stata data solo una risposta parziale, di sicuro non esaudiente. Tutto da rifare, insomma. Ma Gravina, con buon senso, ha assicurato totale disponibilità.
Certi dubbi però sarà difficile cancellarli: alcuni club sono contrari al “ritiro chiuso”, fra questi anche l’Inter (Antonio Conte non ne vuole sapere). Ma come si fa a mandare a casa ogni giorno calciatori, allenatori, massaggatori, cuochi? L’ideale sarebbe tenerli blindati un mese a Trigoria o ad Appiano Gentile: ma sarebbe possibile? E poi chi si prende la responsabilità penale in caso di un giocatore positivo? Lo si mette in quarantena di nascosto? Non tutti i positivi, negli ultimi tempi, sono venuti a galla. Qualche club ha preferito gestire il caso in silenzio. Resta ancora in sospeso inoltre il problema dei contratti in scadenza il 30 giugno: che fare? E poi, fra i club perplessi, o contrari alla ripartenza, ci sono anche quelli che temono di essere coinvolti nella zona retrocessione (per chiudere la stagione mancano, anzi mancherebbero…, 124 partite, non poche). Altri, che non hanno ambizioni e nemmeno rischi, preferirebbero risparmiare quattro mesi di stipendi dei loro giocatori.
Ci sono gli irriducibili come Lotito, è vero, che tornerebbero in campo anche domattina se potessero: in una intervista a Repubblica oggi il patron della Lazio ha proposto uno spareggio-scudetto con la Juve, e tanti saluti a Inter e Atalanta, terza e quarta. Ma Lotito è contrario a qualsiasi ipotesi di playoff. Non è l’unico: chi è in testa alla classifica, e sa che comunque andrà in Champions, può buttare all’aria una stagione, rischiando di finire in Europa League? Insomma, playoff e playout al momento non raccolgono grandi consensi in Lega: sono caldeggiati soprattutto da Gravina. Solo se fosse il governo a dichiarare chiusa questa stagione (ma lo farebbe?), non si rischierebbero (forse) una serie infinita di cause.
La prima, comunque, sta per arrivare: all’inizio di maggio le tv (Sky, Dazn e Img) non pagheranno l’ultimo bimestre dei diritti tv, 220 milioni, e la Lega di serie A si rivolgerà al tribunale civile di Milano (ora chiuso) per una ingiunzione di pagamento. Il primo scontro. Il secondo sarà sullo sconto chiesto dalle tv per la prossima stagione. Senza quei 220 milioni qualche club rischia di non iscriversi alla prossima annata: serie A a 18 o, come suggerisce qualcuno, 22 (ma Gravina si oppone a qualsiasi allargamento). La Lega di A potrebbe intavolare una trattativa con le emittenti: in caso del pagamento dell’ultima rata, i club sarebbero disponibili a fare uno sconto (intorno ai 100-150 milioni) per la prossima. Si vedrà. Monza, Frosinone e Foggia hanno già consultato i loro avvocati, altre lo stanno facendo. Il 4 maggio assemblea della Lega di C: impossibile continuare in queste condizioni, Ghirelli conosce bene il suo mondo. Anche la Lega Dilettanti sta per chiudere (i club dell’Area Nord hanno fatto sapere a Cosimo Sibilia che loro non scenderanno più in campo). Meglio pensare alla prossima stagione, e anche a settembre non mancheranno i problemi e molti club che getteranno la spugna.
Intanto, ieri sera il Coni ha consegnato a Spadafora una certificazione-validata dal Politecnico di Torino- dei coefficienti di rischio delle attività sportive relativo a 387 discipline (compreso il calcio che ne ha sei). Domani, martedì, Giunta Coni. Mercoledì riunione, in call conference, fra Malagò e le Federazioni sportive. L’8 maggio consiglio federale della Figc, forse decisivo per fare certe scelte. Fra Malagò e Spadafora ci sono ottimi rapporti, fra Spadafora e la Lega di A ci sono pessimi rapporti, fra Spadafora e Gravina ci sono ottimi rapporti, fra Malagò e Gravina ci sono pessimi rapporti. Ma dove vogliamo andare?