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EL SHAARAWY “A Roma ho lasciato tantissimo, mi sono sentito a casa”

L’ex attaccante giallorosso attualmente al Shanghai Shenhua, Stephan El Shaarawy, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Sky Sport 24. Queste le sue parole:

Com’è la situazione a Shanghai?
Qui la situazione sta migliorando notevolmente. È una città che ha ripreso a vivere, così come tutto il paese. Le strade si stanno riempiendo e anche i bar e ristoranti. La situazione è molto migliorata. È una vittoria importante per tutto il Paese che sta uscendo da questa tragica situazione. C’è stato un forte senso secondo me di responsabilità di tutto il paese, rispettando le direttive del Governo con serietà e collaborazione. Adesso ne stiamo uscendo ed è un messaggio di speranza per il mondo e per l’Italia che è il Paese più colpito.

Qual è la vita di un cittadino della tua città oggi?
Io vedo da casa mia le strade: c’è traffico, le persone sono ricominciate ad uscire, alcuni anche senza mascherine, questo credo sia un grande segnale. Nel periodo più tragico hanno messo in lockdown una grande regione, l’Hubei, con 80 milioni di persone. Lì la situazione era drammatica. È stata vissuta in maniera molto seria, adesso già poter uscire di nuovo e andare nei ristoranti e nei bar è una grande vittoria. Quindi, è importante.

Quali sono i tuoi propositi per il futuro? Hai pensato di tornare a giocare in Serie A?
Con questa situazione ho cercato insieme al club di trovare una soluzione perché comunque arrivati a gennaio hanno iniziato a posticipare campionato e coppe e non si sapeva sino a quando dovevamo star fermi. Io non potevo e non volevo permettermi di stare fermo troppo tempo per la Nazionale a marzo e poi l’Europeo. Adesso è tutto posticipato ma in quel momento ho chiesto un aiuto al club per trovare una soluzione insieme per non stare fermo. Anche perché ho sempre detto che la mia priorità è la Nazionale e quella di andare all’Europeo. Sono stato convocato nelle tre volte precedenti fino a ottobre e novembre e non volevo perdere quell’occasione. Non siamo riusciti a trovare una soluzione, ma volevo giocare perché stare fermo tre o quattro mesi non è produttivo.

Hai cambiato idea ora o vuoi tornare comunque?
È una cosa che si vedrà in futuro. Ora gioco qui allo Shanghai e devo pensare a fare il bene di questa squadra. Di cose di mercato sinceramente non posso parlarne adesso.

Hai iniziato una donazione anche tu per combattere il Coronavirus…
Ho cercato di fare qualcosa di concreto come ho scritto nei post sulle tre cose che ritenevo le cose principali: l’emergenza sanitaria, la ricerca e la prevenzione. Ho cominciato con l’emergenza matchando una campagna dei ragazzi di Savona in favore dell’ospedale San Paolo dove io e mio fratello siamo nati, con l’obiettivo di rafforzare la terapia intensiva. Una volta arrivati a 50 mila euro io dovevo raddoppiare la cifra. Nella ricerca lo abbiamo fatto a favore dello Spallanzani, infatti ringrazio Radja Nainggolan e Pellegrini che mi hanno aiutato. Anche lì abbiamo raggiunto una somma per comprare le apparecchiature. Anche lì nella mia donazione loro hanno pareggiato per arrivare alla somma per comprare queste apparecchiature. Con i miei compagni attuali dello Shanghai, per quanto riguarda la prevenzione, abbiamo comprato mascherine, kit d’emergenza, tute e occhiali per gli ospedali che ne avevano bisogno. E’ stato un grande gesto da parte loro.

Chi è il giocatore più forte con cui hai giocato?
Ce ne sono stati diversi. Ne dico più di uno: Ibrahimovic al Milan, Totti alla Roma e Mbappé al Monaco. Poi ho giocato con tantissimi giocatori. Kakà era il mio idolo e tanti altri. Se ne devo dire tre o quattro scelgo questi.

Qual è il tuo ricordo più bello di Padova?
Padova è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Il ricordo più bello la doppietta a Varese nelle semifinali di Playoff, dopo andammo in finale con il Novara. Ce ne sono stati tanti ma quello però è stato il momento più bello.

Ti piacerebbe tornare alla Roma?
Per domande di mercato non sono nella posizione di poter rispondere. È chiaro che a Roma ho lasciato tantissimo. Ho costruito un percorso calcistico e molto di più. Mi sono sentito a casa e in famiglia. Mi manca, ma anche tutta l’Italia, perché è casa mia. Però non fatemi domande di questo tipo.

Allegri, Di Francesco e Spalletti. Quali sono le loro caratteristiche? Che ti hanno dato?
È stato importante il modo in cui sono stato gestito. La cosa migliore da fare con un calciatore è la gestione fisica ma sopratutto mentale. Allegri in questo con me è stato impeccabile, io ero ancora agli inizi ed ha saputo dosarmi nel minutaggio il primo anno, per poi darmi più fiducia nel secondo. Questo per me ha fatto la differenza. Vale la stessa cosa per gli altri due, dove ho avuto molta fiducia nei momenti giusti. Ad un giocatore la cosa più importante che serve è la fiducia, il rapporto che si crea e le conversazioni che nascono sono di fondamentale importanza. Con tutti ne tre ne ho avute.

Che ti manca di più dell’Italia?
Dell’Italia tutto, casa mia e anche i miei genitori. Quando vieni catapultato in un mondo totalmente diverso dal tuo ti mancano tante cose. Io ho avuto la fortuna di ritornare spesso in Italia anche grazie alla Nazionale, per cui non ho mai perso i contatti col mio Varese, le persone che ci vivono e la mia famiglia.

Rimpiangi di esser andato via dal Milan?
Ero arrivato a un momento della mia carriera dove c’era il bisogno di cambiare. Ma io l’ho sempre detto, sono milanista nel cuore, tutti lo sanno. Per me il Milan rimane la mia squadra, ci sono state però delle situazioni per cui in quel momento era giusto andar via. Il Milan l’ho tifato fin da bambino.

Cosa ti piace della Cina?
Shanghai è una città anche molto internazionale, occidentale. All’interno della stessa città vedi molte realtà. Ho avuto modo di conoscere tantissimi italiani, ma la cultura ed il modo di vivere sono completamente diversi dai nostri. Hanno un forte senso del rigore e della disciplina a livello lavorativo, sono molto seri.

Qual è stato il gol più bello della tua carriera?
Con la maglia del Milan contro lo Zenit il primo gol in Champions, tra l’altro contro Spalletti. Poi con la Roma, il primo gol con il Frosinone di tacco. Quello con il Chelsea anche per importanza e atmosfera ed il pallonetto con la Sampdoria.

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