CALVO “La Roma, i tifosi e la città saranno una cosa sola”
Francesco Calvo, Chief Operating Officer della Roma, ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Queste alcune delle sue risposte:
State operando per ricucire il rapporto con la città?
Esatto. In questi anni la Roma l’ha osservata dall’esterno ed è cresciuta tantissimo a livello internazionale. Adesso però stiamo cercando di ribilanciare, cercando di riportare una presenza capillare nella città, cosa che secondo me si è persa. Faccio un esempio: se vado in giro dai ristoranti alle officine, alle pareti ci sono le foto degli anni Ottanta, quelle dello scudetto e poi ci si è fermati, come se negli ultimi vent’anni la Roma fosse sparita dalla città. Ecco, noi vogliamo riportarla alla gente.
A suo parere, che ruolo occupa il calcio nella società?
Tendenzialmente io provo a non prendermi troppo sul serio. Il calcio non è una priorità, ma riveste un’importanza sociale. Chi vi lavora è un privilegiato, però è una responsabilità perché lavoriamo con i sogni delle persone. Il calcio genera soldi e illusioni. Dobbiamo esserne consapevoli.
Da stratega commerciale, è stata una sfortuna gestire la Roma proprio quando sono andati via Totti e De Rossi?
Sicuramente è stato un momento storico particolare. Inutile però piangersi addosso. L’età è un dato di fatto su cui non possiamo fare nulla. Dobbiamo guardare al futuro e provare a cercare altre forme di promozione del marchio.
Negli ultimi tempi i tifosi sono delusi. È più difficile lavorare?
Tutto è difficile nella vita. Sta a noi riconquistare la fiducia dei tifosi con le giuste parole, le giuste promesse e le giuste aspettative. Ma il tifosi di calcio in generale – e quello della Roma ancora di più – ha una capacità di perdono che è fuori dal comune. però in tutto guida il risultato sportivo.
A proposito di stadio, si aspetta il via libera al nuovo impianto. Mi avvalgo della facoltà di non rispondere…
Il coronavirus porta rallentamenti su tutto, speriamo che lo stadio sia uno dei meno impattati, quantomeno nell’iter. E poi se dovrà ripartire l’Italia con grandi investimenti, cosa ci sarebbe di meglio di uno stadio?