CAGLIARI-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
Il “bello” dell’essere romanisti è quello di soffrire anche quando davvero non si dovrebbe, lasciando in bilico gare che andrebbero chiuse ben prima.
Il Cagliari è in difficoltà da tempo e i 4 punti nelle ultime 10 partite stanno lì a testimoniarlo. La Roma parte forte e meriterebbe di stare in vantaggio ma vuoi Olsen – immancabile ex sugli scudi – vuoi il poco cinismo, spunta dal nulla Joao Pedro che porta avanti i suoi.
Meno male che Luca Pellegrini è ancora acerbo difensivamente: la svirgolata da “Mai dire goal” risveglia l’istinto d’attaccante di Kalinic per il primo dei due goal di giornata.
Che dire del croato? L’auspicio è che, almeno negli ultimi tre mesi di stagione, possa dare fiato a Džeko, surrogando l’altra speranza di proseguire il cammino europeo.
Nella trasferta sarda, per buona parte della gara, benissimo Ünder, che prosegue nel suo personale 2020 positivo. Ammonito in maniera ridicola da un pessimo Di Bello. Peccato per l’atteggiamento – censurato anche da Fonseca – in occasione della partenza dell’azione che porterà al 2-3 del Cagliari (ovviamente per Gaston Pereiro prima – unica? – marcatura in Italia).
A proposito di quella circostanza: vogliamo parlare di Bruno Peres? Trotterella come fosse la fine di un allenamento, apparendo quasi più lento a rientrare di Ünder, che fa la punta. Il brasiliano ne combina una a partita: al momento, per fortuna, non ha ancora determinato danni irreparabili.
Sono però – al di là dei moduli, delle scelte e degli infortuni – questi atteggiamenti e la scarsa qualità a rendere schizofrenica la stagione giallorossa. Scarsa qualità che, a mio avviso, riguarda anche Pau Lopez, cui si può sempre rimproverare qualcosa quando subisce goal.
Indubbiamente anche Kluivert – seppur gigioneggiando troppo – è autore di una buona partita, oltre che del settimo goal stagionale; ma è Mkhitaryan il migliore: per la capacità di stare nelle partita, oltre che di determinarla.
Una menzione per Villar: si deve fare, indubbiamente, ma dà l’impressione di poter crescere. Il calciatore ha una buona peculiarità: pensa a far viaggiare il pallone verso la porta avversaria. Sembra un elemento scontato ma non lo è.
Causa forza maggiore, ora non si può che aspettare, per capire quale (e quando) sarà il prossimo avversario della Roma.
(Rubrica di Diego ANGELINO)