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ROMA-GENT. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Serate da romanisti: se non queste, quali? Iniziamo facendo leva su una mai troppo rimarcata appartenenza, visto che nei momenti di (protratta) difficoltà si ha ancora più bisogno della propria gente. Peraltro, anche in questa serata di pungente umidità che a un certo punto si è tramutata in freddo penetrante, la Roma non è stata lasciata sola dalla sua gente. Non del tutto perlomeno, il che di questi tempi vale doppio. E non giova fare paragoni con i decenni passati; è più sensato ragionare sul fatto che ci sono ancora ventiseimila e passa persone, la maggior parte delle quali potrebbe starsene al caldo davanti a uno schermo ampio e dalla visibilità cristallina, che non possono fare a meno di venirsi a gelare i glutei pur di (non) vedere la Roma dal vivo, in un Olimpico in cui persino le postazioni della tribuna stampa sono più vicine alle nuvole che al terreno di gioco. 

Un po’ di gente, dunque, ma quanto Gent? In condizioni normali non dovrebbe nemmeno passarci per la testa un interrogativo del genere, ma la realtà contingente suggerisce di ragionare innanzitutto sulla attuale fragilità romanista e su quanto l’avversario di turno possa speculare su di essa. 

Compagine particolare, quella di Thorup; più performante in ambito europeo che nella modesta Jupiler League, dove comunque si è ormai assestata nella piazza d’onore alle spalle del Bruges. Soglia di pericolosità quantificabile come? Al solito, prima di ragionare sull’avversario non possiamo prescindere da quella sorta di grillo parlante, o di scimmia sulla spalla se preferite, che è la fragilità romanista. 

Fragilità che vedi, stasera, nel pallone scottante tra i piedi dei ritornanti Cristante e Kolarov. È una Roma scolastica, agonisticamente ancora convalescente, che avvolge il Gent ma lo punge poco, a conti fatti, al termine di un primo tempo che vede i giallorossi avanti grazie al gol di Carles Perez, bravo e rapidissimo a inserirsi in occasione del duplice errore in disimpegno della mediana del Gent. A proposito: perché il catalano, appena arrivato, viaggia al doppio del ritmo rispetto ai suoi compagni? 

Nella ripresa la Roma torna in campo più titubante rispetto al primo tempo; senza fare chissà cosa il Gent si rende a volte pericoloso e in una occasione pericolosissimo, con l’incursione in area di Bezus, liberissimo, che per fortuna deposita la sfera tra le braccia di Lopez. A proposito del portiere romanista: parate di sostanza, in basso come in alto; quantomeno avventato in tre occasioni nei disimpegni con i piedi.

Nel frattempo, Santon per Spinazzola, Mkhitaryan per Pellegrini (qualche fischio), Kluivert per Perotti. 

Nel finale gli uomini di Fonseca meriterebbero il raddoppio, anche perché Santon e Mkhitaryan sono entrati bene in partita. Così non è, ancora una volta. 

Ci saremmo aspettati un ritorno più tranquillo, in Belgio. Nel frattempo, sorbiamoci questo brodino. 

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