STORIA DI IERI di Diego AngelinoCOPPA ITALIATOP

JUVENTUS-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

Nonostante la speranza del tifoso, la certezza della ragione mi diceva che la Roma non avrebbe passato il turno. Pensavo, però, a una partita non scontata, combattuta, sudata.

Ho visto invece, ancora una volta in questi nove anni di gestione americana, una squadra mediocre; dei giocatori che si sono sciolti come neve al sole alla prima difficoltà; un allenatore al quale, evidentemente, la sconfitta di dieci giorni prima non ha insegnato nulla.

Del livello della rosa giallorossa tutti sappiamo: mancano quei (pochi) titolari importanti e le alternative risultano, a tratti, imbarazzanti; vedi Kalinic.

Proprio per questo, forse, anziché giocare con i fuscelli Under e Kluivert (irritante), continuare a pretendere da mezzali il giropalla davanti alla propria area e “dominare” la partita – subendo due goal in contropiede – si doveva proporre un diverso atteggiamento tattico e fare altre scelte. Perché non sfruttare, ad esempio, l’onda lunga di Genova, inserendo Spinazzola e alzando da subito Florenzi?

Queste, a mio, avviso, le responsabilità dell’allenatore, comunque quasi infinitesimali rispetto a quelle di società e squadra. Possibile basti una rete subita per far finire la gara? Che si permetta a Douglas Costa di giocare praticamente solo d’esterno, come fosse sulla spiaggia di Copacabana? Che si prenda goal a pochi istanti dall’intervallo, togliendo al secondo tempo ogni tipo di valore?

In nove anni, parlando solo di plusvalenze e necessità di entrare in Champions League, si è trascurato il confine, immenso, che esiste tra una vittoria e un’umiliazione. E si è sorvolato sulle conseguenti scelte, durissime, che una società dovrebbe prendere quando le umiliazioni si ripropongono con frequenza inaudita.

Lasciatemi solo spezzare una lancia a favore di Florenzi, meraviglioso capro espiatorio. Sia ieri che con il Torino perde sì palla, ma a 60 metri dalla sua porta. I goal subiti arrivano dopo svariati secondi, con Mancini che guarda Belotti con il Toro e Ronaldo ieri sera. Poi, se dobbiamo parlare del fatto che terzino non sia il suo ruolo, è ovviamente un altro paio di maniche.

Mi preoccupa il derby, certo, da giocare anche senza Diawara, uno dei pochi a salvarsi ieri sera. Mi preoccupano però ancora di più le parole di Fonseca che, giustamente, inizia a dare segni d’impazienza, accompagnati da gesti concreti (vedi ingresso di Bruno Peres).

Coraggio, Roma.

(Rubrica di Diego ANGELINO)

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