ROMA-BASAKSEHIR. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI
C’è pure Erdogan? Speriamo faccia solo rima con Hategan, il direttore di gara rumeno.
Spinazzola no, tocca a Santon. Non c’è nemmeno Ünder, che francamente ci aspettavamo, anche per un surplus di motivazioni “ambientali”, per così dire, molto comprensibili. Vero anche, d’altro canto, che il turco della Roma va rimesso totalmente a punto per quanto riguarda i giri del motore e anche qualcosina nel peso forma.
Predominio territoriale Roma, con distribuzione di palla fluida orchestrata da Diawara, che già contro il Brescia non ci era dispiaciuto.
Ci sarebbe un rigore su Zaniolo, che in percussione per vie centrali viene palesemente sbilanciato con il gomito da Clichy. Hategan non fa una piega, ma alla mezz’ora il rigore poi non può non concederlo, su un fallo di mano di Topal con il braccio aperto quasi a novanta gradi. Va Veretout dal dischetto, non Kolarov: rigore quasi alla Perotti, con tre passettini e il diagonale che finisce agli antipodi dell’angolo battezzato da Gunok. Vantaggio meritato, che nessun calo di concentrazione deve mettere a repentaglio. Non ci piacciono un paio di errori in appoggio di Diawara, per esempio.
Poi nella seconda parte del primo tempo sale in cattedra, nel senso letterale del termine, Lorenzo Pellegrini: lancio delizioso per Kluivert, che entra come una lama nel burro e di destra angola lo zero a due. Primo tempo messo in sicurezza, ma la Roma non si limita a gestire, perché nello scarpino destro Pellegrini ha il contagiri: stavolta la rifinitura è, di destro a rientrare, per Dzeko: la notizia migliore, forse più dello zero a tre, è il ritorno al gol anche in Europa del bosniaco, alla seconda realizzazione in quattro giorni.
Si riprende, dopo l’intervallo, con una Roma che persiste nel predominio territoriale e un Basaksehir che finisce i cambi: Gulbrandsen dopo nove minuti, Epureanu allo scadere del primo tempo, poi Skrtel, sostituiti in sequenza da Behich, Robinho (chi si rivede), Özcan.
Mentre si appresta a battere un corner, Pellegrini viene colpito da un oggetto, piuttosto pesante, che gli apre un taglio in testa.
Inorridiamo.
Si riprende dopo qualche minuto di fibrillazione, tra altoparlanti e medicazioni. Lorenzo, romanista magnifico, va poi a battere lo stesso corner col turbante nero.
Nella Roma fuori, in sequenza, Kolarov, Pellegrini, Dzeko; dentro Spinazzola, Mkhitaryan, Ünder.
Bello il gesto, una volta uscito Dzeko, di mettere la fascia al braccio di Smalling: investiture da parte dello spogliatoio, porta simbolicamente aperta sul futuro prossimo.
Il resto è possesso palla conservativo, con un pensiero già al balcone di Giulietta.