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Roma, allungo Champions

(IL MESSAGGERO, Trani) L’allungo è prepotente e rumoroso. In campo e in classifica. Il 2-1 all’Olimpico contro il Napoli è il messaggio inviato al campionato dalla Roma. Che, con il 3° successo di fila, passa la notte al 3° posto, in attesa del risultato di Atalanta-Cagliari, lunch match di oggi a Bergamo. Fonseca, insomma, accelera in zona Champions e stacca proprio Ancelotti che, dopo aver perso terreno nella corsa scudetto (-11), adesso è scivolato al 7° posto con 4 punti di ritardo dai giallorossi.

PERCORSO COINVOLGENTE – La Roma, dunque, fa sul serio. Il tris di vittorie acquista più valore per il modo in cui è stato presentato. Evidente la crescita nelle ultime 3 partite. Tatticamente e caratterialmente: la prestazione di sostanza contro il Milan, quella in pieno controllo a Udine e la promozione nell’esame di maturità contro il Napoli, partito all’inizio del torneo come principale sfidante della Juve e già in frenata (appena 2 punti in 3 gare). Batterlo, quindi, nello spareggio Champions dà un senso al lavoro di Fonseca, ormai al centro del pianeta giallorosso. Il gioco lo fa lui.

STRAPPO DECISIVO – L’identità è riconoscibile nell’organizzazione di squadra. I giocatori sanno che cosa fare in campo: corti nei reparti, alti nella linea difensiva, sereni nel palleggio, assatanati nel pressing offensivo ed efficace dentro e fuori l’area di rigore. L’approccio, insomma, è per lasciare subito il segno. La famiglia Ancelotti, con il 4-4-2 che è l’assetto di casa, si è presto arresa davanti alla traccia essenziale e propositiva del portoghese: Carlo in tribuna (respinto in mattinata dalla Corte d’Appello Federale il ricorso d’urgenza per il turno di squalifica), e Davide in panchina. Ai 7 assenti. Fonseca ha fatto l’abitudine: il 4-1-4-1 è nato in piena emergenza, piazzando alle spalle di Dzeko sia Veretout, straordinario nel dinamismo, che Pastore, superbo per la qualità. E, sull’onda del guardiolismo, ha fatto la differenza nell’ultimo periodo. Solo 2 novità dopo il turno infrasettimanale, in difesa: Cetin per lo squalificato Fazio e Spinazzola al posto di Santon. Ribadito lo spartito: Mancini fa il play basso, lo stopper aggiunto e il motivatore scelto. Aiuta i compagni, a cominciare da Cetin, alla prima da titolare. Il lancio di Mancini, in stile Bonucci, per Spinazzola a destra, è il timbro sul vantaggio. Palla a rimorchio del terzino e sinistro terra aria di Zaniolo per il 4° gol consecutivo. A Rocchi sfugge il tocco di mano di Callejon. Ci pensa Aureliano: Var e rigore. Meret respinge il tiro di piatto del mancino Kolarov. La Roma si blocca dopo lo spreco. Il Napoli ne approfitta: sono 20 minuti di fuoco e 7 occasioni: Smalling salva sulla linea e in acrobazia dopo il colpo di testa di Di Lorenzo, Insigne di sinistro sull’esterno della rete, Milik di destro fuori, Insigne di destro e volo di Pau Lopez, traversa di Milik e palo di Zielinski nella stessa azione, rigore in movimento di Mertens in cielo.

AGGIUSTAMENTO IN CORSA – Fonseca sistema la Roma nell’intervallo. Avanti in pressing e partenza nella ripresa come quella di inizio match. Show sotto il diluvio. Ora il braccio è di Mario Rui. Rocchi vede e interviene: rigore. Veretout trasforma e raddoppia (10° marcatore in 14 gare). Traversa di Kluivert e ancora spettacolo. L’arbitro, dopo il richiamo dello speaker, sospende per 1 minuto la partita: cori della Sud contro i partenopei. Dzeko lo aiuta, ma i giallorossi si fermano di nuovo, come se il match non fosse ripreso. Lozano, dentro per Callejon, regala il 5° gol in 4 partite a Milik (6° in 5, contando quello con la Polonia) e l’apprensione finale ai giallorossi. Cetin scivola sul più bello. Ecco Perotti per Kluivert, Under (dopo 2 mesi) per Zaniolo e Santon per Pastore. Annullata la rete di testa di Dzeko (fuorigioco). Espulso, doppio giallo, Cetin a fine recupero. Ma il 3° posto rimane al sicuro (ultima volta il 20 maggio 2018).

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