Spirito Roma e il Milan di Pioli è sconfitto

(EDITORIALE) Ci sono vittorie di misura, in cui il risultato non è mai in discussione, e poi si sono quelle vittorie sporche, sofferte e difficili da strappare ma che poi ti lasciato un sapore piacevole in bocca, ti riempiono di gioia ma soprattutto di senso di appartenenza. La vittoria sul Milan non è stata bella ne facile, ma è stata costruita e voluta.

Costruita perché Mister Fonseca si presentava al match a ranghi a dir poco ridotti, portando ben 3 giocatori dalla primavera per poter completare almeno la panchina. Suo il merito di aver ridisegnato la squadra, confermando Veretout e creando la coppia con Mancini, riscoperto un ruolo non suo ma perfettamente a suo agio. Notevole anche l’intuizione di Pastore e Perotti vicini, due che parlano la stessa lingua non solo come linguaggio ma anche con i piedi.

L’altra immagine che ci rimane impressa è la coppia del gol Zaniolo & Dzeko e quella voglia di strappare i 3 punti. Il bomber, ormai per tutti l’uomo mascherato, non sono combatte su tutti i palloni, non solo segna il gol decisivo (scordandosi di avere la maschera) ma oltretutto incita il pubblico presente: nel suo caso, non ci importa se da piccolo tifasse Roma o quant’altro, ci interessa che ora sia uno di noi. Il giovane Zaniolo invece, ormai bersaglio non solo degli avversari in campo ma soprattutto fuori dal campo, dimostra opportunismo e freddezza: approfitta dell’errore dell’avversario per poi piazzare un gran gol dove Donnaruma non può arrivare.

A chiudere, un piccolo accenno sul capitano Florenzi: quando Fonseca gli preferisce Cetin, oltretutto autore di un’ottimo debutto, tanti avrebbero somatizzato questo evento come una bocciatura. Lui invece ha capito il momento ed è rimasto in piedi a caricare i compagni, senza mai fermarsi, per poi essere il primo ad esultare al triplice fischio. Avendo avuto grandi maestri, lui sa bene che a volte per essere un capitano, non serve avere la fascia al braccio…