SAMPDORIA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di DIEGO ANGELINO – Prosegue, imperterrita, la fiera degli alibi per giustificare una (nuova) prestazione negativa della Roma. Dopo Massa, ora tocca agli infortuni: “Proprio loro!”, direbbe qualcuno, non ci hanno permesso di insidiare (?) la porta dell’ultima in classifica prima del 79’.
La verità, per chi ha voglia di vederla, è ben altra. La Roma, dal 28 maggio 2017, ha iniziato un depauperamento tecnico costante, che l’ha portata alla situazione attuale: una squadra da 5°/6° posto che ha, appunto, il rendimento alterno di una compagine che lotta per l’Europa League. Come si deve far ricorso al 13° giocatore della rosa, iniziano i problemi.
E si possono trovare tutte le scuse del mondo, accomodatevi: ma se l’unica prestazione importante in campionato è quella contro il Sassuolo – solo 6 vittorie in un anno per gli emiliani – probabilmente è riduttivo parlare di infortuni.
Così come, forse, è limitativo raccontare che il loro ripetersi dipenda dalla “sfortuna”. E poi: è colpa degli stop fisici, se Kluivert patisce ancora l’alternanza della gioventù nelle sue prestazioni? Se Florenzi alto a sinistra appare un pesce fuor d’acqua? Se Kalinic è avulso dal gioco fino all’infortunio? Se il solo Di Francesco è, a oggi, riuscito a ottenere con continuità il meglio da Zaniolo?
Basta una Sampdoria ordinata per rivedere quanto già notato, per esempio, contro Bologna e Lecce: primo tempo di giropalla lento e prevedibile e inizio ripresa energico – che portò al goal sia in Emilia che in Puglia – foriero però, ieri, solo di una sterile supremazia.
La mediocrità è talmente lampante che bastano tre lanci di Pastore a far pensare possa essere lui l’uomo giusto per sopperire alle assenze prolungate dei centrocampisti: urge, a tal proposito, trovare uno svincolato da inserire in squadra.
Con gli alibi che, temo, troveranno terreno fertile anche nella testa dei giocatori, ci sono ora da affrontare il Borussia Moenchengladbach e un Milan alla ricerca di un risultato che possa rilanciarlo, soprattutto psicologicamente. Vietato lasciarsi andare al vittimismo.