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BOLOGNA-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Forza Sinisa: cominciamo così e non dispiacerà a nessuno, ci mancherebbe se fosse il contrario.

Batte un voluminoso cuore giallorosso, come in ogni trasferta, nel settore ospiti del “Renato Dall’Ara” e già dal riscaldamento si percepisce l’afflato tra la squadra e il suo pubblico, fuori casa come all’Olimpico. Il mediatore di questo rapporto? Il gioco, anzi il progetto di gioco veicolato da Paulo Fonseca, che ora in un italiano già fluido sta facendo comprendere quanto senta sua questa squadra, quanto stia plasmando questo gruppo.

Banco di prova importante, probante per la soglia agonistica come per lo spartito da scegliere per interpretare la gara, di fatto la prima in trasferta. 
Dieci minuti di predominio territoriale assoluto, con un giro palla fluido; nessuna conclusione, però, verso Skorupsky. Comincia poi una fase piuttosto disordinata, soprattutto perché Cristante prima e Veretout poi sbagliano appoggi in orizzontale che potrebbero favorire la transizione offensiva dei felsinei.

Alla mezz’ora di gioco il giudizio potremmo sintetizzarlo così; tanto Pau Lopez quanto Skorupsky raramente vengono inquadrati. Come a dire che la gara è parecchio bloccata e che il Bologna è quello attendista e scorbutico che era lecito attendersi. La principale fonte di gioco romanista, col psssare dei minuti, è rappresentata dalle sortite di Kolarov lungo l’out mancino: tagliati e coi giri sempre contati i suoi cross. Non evitabile, nel frattempo, il cartellino giallo rimediato da Florenzi, per fermare la sortita offensiva di Sansone.Quasi mai nel vivo della manovra Mkhitaryan e Kluivert. Forse germoglia un’idea Zaniolo? Si va al riposo col freddino bolognese e con uno zero a zero che attende il primo solletico. 

Nella ripresa succede tanto, inizialmente, a cominciare dal calcio di punizione, al solito, sontuoso da parte di Kolarov, che poi causa il rigore che Sansone trasforma. Vorremmo rivederla, rivenderla e rivederla, però, quell’azione, rivedere quel l’impatto. Ci resta il dubbio. Poi iniziano a piovere cartellini sulla Roma, alcuni dovuti alla sovraesposizione della linea mediana alle ripartenze bolognesi, altri evitabili, come quello di Zaniolo, subentrato a Kluivert, che ricade in un errore per il quale ormai la sua casistica personale è sin troppo lunga. Il rischio del secondo cartellino porta anche alla sostituzione di Florenzi con Spinazzola. Purtroppo il rosso arriva, a causa del doppio giallo a Mancini, che da centrale dovrebbe fare attenzione anche a come allarga le braccia. 

Alla fine, il pareggio sarebbe giusto, giustificato dal fatto che la Roma si è disunita, che ha patito l’agonismo bolognese e che non ha trovato l’episodio risolutore nonostante la superiorità acclarata di tanti suoi interpreti. Aspettando il vero Mkhitaryan.

Ma al minuto novantatré, quando una percussione di Veretout per vie centrali porta al cross apollineo di Pellegrini da destra, per la capoccia di Dzeko, ancora una volta da tre punti.E nun ce vonno stà, come dicono a Bologna. 

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