Come cambia il rosso: nel calcio arriva l’espulsione a tempo
(LA REPUBBLICA) La patria del calcio lancia una innovazione che può rappresentare una svolta. LaFootball Association inglese ha annunciato che introdurrà l’espulsione a tempo. Ma solo nelle serie minori, più precisamente nel cosiddetto grassroots football: dalla quinta alla settima categoria del National League System, corrispondenti al nono, decimo e undicesimo livello del campionato inglese, nelle corrispettive serie del calcio femminile, nel calcio per disabili e veterani e in quello destinato ai più piccoli.
La sperimentazione, dopo aver avuto il via libera dall’Ifab, il board che decide sulle regole del calcio, è durata due stagioni e ha coinvolto 31 leghe. E secondo la FA è stata molto ben accolta: il 72% dei calciatori che l’ha provata è favorevole a proseguire, così come il 77% degli allenatori e l’84% degli arbitri.
Ma come funziona l’espulsione a tempo? La nuova regola si applicherà solo in caso di proteste: chi contesterà palesemente una decisione dell’arbitro dovrà lasciare il campo per dieci minuti, durante i quali non potrà essere sostituito. Non ci sarà un terzo cartellino colorato: il direttore di gara espellerà a tempo sventolando il cartellino giallo e poi indicando al calciatore riottoso la linea laterale per farlo accomodare fuori a smaltire i bollenti spiriti. Se un calciatore espulso a tempo, una volta rientrato in campo, si lascia andare ad altre proteste e si becca una seconda sanzione, non potrà tornare sul terreno di gioco ma potrà essere sostituito al termine dei dieci minuti di stop. Se però dovesse aver preso anche un giallo per un fallo di gioco, non potrà nemmeno essere sostituito.
«Di espulsione a tempo si parlava già tempo fa, anche per motivi diversi — commenta l’ex arbitro Andrea De Marco — mi sembra una buona soluzione perché, come si vede anche dagli altri sport in cui la regola c’è già, rimanere con un uomo in meno può essere molto penalizzante e quindi magari un calciatore ci penserebbe due volte prima di protestare ». Uno degli obiettivi principali della nuova regola è cercare di educare i calciatori del domani. Lo sport a livello giovanile ha principalmente finalità di inclusione, mentre l’espulsione tende a escludere, sia dal gioco che dall’aggregazione.
«Credo che soprattutto per i ragazzi l’espulsione a tempo possa essere un metodo educativo e un deterrente contro le proteste verso l’arbitro», spiega De Marco. Da qui a dire che tra qualche anno vedremo l’espulsione a tempo anche in Serie A, però, ce ne passa: come detto, solo l’Ifab, composto da quattro membri nominati dalla Fifa e quattro dalle federazioni calcistiche del Regno Unito, può decidere se e come modificare le norme. «Ma il fatto che la novità proviene dalla FA — spiega De Marco — mi fa pensare che l’Ifab sia interessata a vedere che risultati si possono ottenere. Magari nei prossimi anni anche altri paesi la adotteranno, e nel lungo termine non è escluso che si possa estendere anche al grande calcio».