ROMA-NAPOLI. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – La Roma aggiorna record negativi e anche i miei personali: in tre mesi, infatti, ho spento la tv o lasciato lo stadio anzitempo più volte di quanto fatto negli ultimi 29 anni, da quando ho iniziato a seguire i giallorossi.
In questo momento la Roma è un’armata Brancaleone, un insieme di scapoli e ammogliati che indossano la stessa maglia. Nulla a che vedere con una squadra.
La responsabilità è tutta di proprietà e dirigenti, incapaci di intervenire con le corrette tempistiche per provare a salvare la baracca.
Cosa mai potrei aggiungere sulla partita di ieri rispetto a quanto già detto? Una serie di fotografie la raccontano meglio di qualunque parola: Dzeko che liscia un pallone nel tentativo di rinviare e cade a peso morto sulla schiena; Schick che prova a calciare col sinistro ma colpisce il pallone con il destro; Nzonzi che sbaglia l’ennesimo appoggio semplice della sua stagione dando un pallone elementare a Dzeko tre metri dietro il bosniaco.
Sorvolando su Olsen – che per molti si sarebbe avvicinato ad Alisson semplicemente lavorando con Savorani – su Santon – che non poteva essere additato come scarso per il semplice fatto che ora indossava la maglia della Roma – passiamo al tweet del presidente.
Parole al vento, le sue, che giungono da migliaia di chilometri di distanza e che nulla spostano nella mente dei calciatori. Anziché scrivere due righe accusando i giocatori (ma non era tutta colpa di Monchi e Di Francesco?) perché non ordinare finalmente un ritiro a tempo indeterminato?
Come al solito, si perde 4-1 e ci si comporta come se si fosse vinto 4-1: l’allenamento, con comodo, si svolge alle 11 di mattina e poi tutti a casa.
Prima di tentare di raggiungere eventuali difficilissimi traguardi sportivi, c’è la dignità, ciò che chiedono i tifosi alla Roma tutta: forse è giunto il momento che i tanti innamorati, delusi e incolpevoli, lascino lo stadio completamente vuoto per portare avanti una civile protesta ed evitare di continuare ad essere presi in giro.