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Orgoglio Roma, ma non basta

(IL MESSAGGERO, Trani) L’Olimpico fischia la Roma che, timida e impaurita più da se stessa che da chi ha davanti, non sa più vincere. Il 2 a 2 contro la Fiorentina, con doppia rimonta, non migliora la classifica a 8 tappe dal traguardo. Il 5° posto è solo virtuale: l’Atalanta gioca oggi a Bergamo contro il Bologna e la Lazio recupererà il 17 aprile la partita contro l’Udinese. C’è il rischio di ritrovarsi ancora al 7° posto, con il Milan quarto che resta a 4 punti. Come non aver giocato, dunque. L’esibizione, del resto, è appena sufficiente. E il pubblico, poco più di 30 mila spettatori, boccia il comportamento anche svogliato di alcuni interpreti. La difesa continua a prendere gol. Solo con l’Entella, a gennaio, i giallorossi sono usciti imbattuti dal campo in casa. Già 64 le reti subite in 40 gare stagionali. E Dzeko non inquadra più la porta: l’ultimo gol in serie A all’Olimpico il 28 aprile 2018, doppietta contro il Chievo.

CORREZIONE AL RISPARMIO – Ranieri segue l’input della squadra e insiste sul 4-2-3-1, usato solo nei primi 8 minuti contro il Napoli e subito abbandonato per passare al 4-3-3. Avanti, insomma, con il sistema di gioco che, a fine settembre, i giocatori imposero a Di Francesco. La traccia del nuovo tecnico, però, ha subito il baricentro basso per coprirsi. Solo 4, come previsto, le novità. Ma è ingombrante solo l’esclusione del portiere titolare Olsen che sta vivendo il periodo peggiore da quando è a Trigoria. Tocca a Mirante che, in campionato, ha più avuto spazio dall’inizio da quasi 2 mesi (8 febbraio al Bentegodi contro il Chievo) e che è stato l’ultima volta titolare nell’andata degli ottavi di Champions (12 febbraio all’Olimpico contro il Porto). Il vice si presenta bene contro Benassi e Muriel. La Roma è comunque diversa in ogni reparto. In difesa Jesus al posto dello squalificato Manolas e al fianco di Fazio nella linea che, con Santon e Kolarov sui lati, proprio non riesce a ritrovare alcuna certezza: gli interpreti sono inaffidabili. Il trequartista è Zaniolo, abbastanza vivace, con De Rossi in panchina e Cristante arretrato accanto a Nzonzi che si trascina accompagnato dai fischi. Nel tridente Kluivert, più disponile, Dzeko che, con qualche rauma ancora da smaltire, fatica e Perotti che va ad intermittenza.

MODULO TRUCCATO – La Fiorentina, senza alzare il ritmo, palleggia con Veretout, Dabo e l’ex Gerson, prendendosi l’iniziativa e comandato il match. Pioli, nel suo 4-3-1-2 libera l’ex centrocampista giallorosso alle spalle di Simeone e Muriel. La Roma aspetta, come da programma, nella propria metà campo e si copre con il 4-1-4-1: Kluivert e Perotti si abbassano sulle fasce e fanno muro con Cristante e Nzonzi. Non basta la protezione. Le chance migliori, fino all’intervallo, sono viola. Mirante c’è. Si arrende solo quando Kolarov si addormenta sul corner di Biraghi, lasciando lo stacco in solitudine a Pezzella che fa centro. In pochi secondi, su cross da destra di Kluivert lanciato da Dzeko, Zaniolo di testa firma il pari ancora davanti al ct Mancini. Il gol non produce alcun effetto. Meglio non rischiare e attendere chissà che cosa. Così Muriel prende il palo.

SPRECO FINALE – Pure la ripresa comincia male: sinistro di Gerson deviato d a Jesus. I giallorossi chiedono il tocco di mano di Benassi che appoggia il pallone all’ex, ma Massa convalida. Perotti pareggia ancora su cross di Kluiver. Pioli si vuole prendere il match e, nell’ultima mezzora, passa al 4-3-3: dentro Chiesa per Benassi e allattacco con il tridente migliore. Ranieri ha appena messo Pellegrini per Kluivert, spostando a destra Zaniolo. Si fa male pure Santon, entra Karsdorp. E nel finale Under per Zaniolo. Pellegrini inventa, Dzeko imita Nzonzi e, di testa, spreca. E la Roma non si rialza.

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