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MONCHI “A Roma avevamo capito che l’idea della proprietà era diversa dalla mia”

L’ex DS giallorosso Monchi, tornato al Siviglia, ha parlato inconferenza stampa di presentazione del club andaluso. Ecco le sue parole:

“E’ un giorno difficile da immaginare ed è complicato poter spiegare. E’ un giorno che ho sperato arrivasse il prima possibile e si sta compiendo. Voglio ringraziare il presidente e l’amministrazione e a tutti quelli che hanno contribuito che sia qui. Il Siviglia ha una squadra inviabile. In questi ultimi giorni mi hanno trasmesso un’idea di futuro che coincide molto con quello che ho in mente. Non sono qui perchè abbiamo un problema, ma per aiutarci a crescere. Sono stato due anni fuori dal Siviglia, in un club importante come la Roma che resterà sempre nel mio cuore e nel quale sono cresciuto. Ho il dovere ora di far crescere il club che amo”.

Torni al Siviglia per sempre e definitivamente?
“Vengo convinto che ci sono molti lavori da fare, molte cose buone che sono state fatte e credo di poter apportare delle cose buone qui. L’ultima volta che sono stato ds sono rimasto 18 anni. Vengo per rimanere qui il massimo tempo possibile”.

Hai detto un Siviglia campione…
“Vengo a contribuire a un Siviglia che continui accrescendo per stare nel luogo giusto”.

Ci sono clausole di rescissione per Monchi? Hai chiaro che cosa pretende Monchi con giocatori come Sarabia e Machin…
Risponde Castro (pres. Siviglia): “Monchi ha un contratto come tutti i dipendenti del club. E’ una persona speciale e il suo contratto è indefinito”.

Monchi: “Sono appena arrivato, realmente non ho ancora pensato a queste cose. Prima di pensare devo conoscere alcune cose, è assurdo dire alcune cose in questo momento. Devo sapere di quello che si parla per poi prendere decisioni. Machin il club ha lavorato come doveva”.

Il Siviglia è forte in molti punti, ma c’è la possibilità della vendita del club?
“Non sono dentro quello che pensano i grandi azionisti, però penso che il presidente è Sevillista e sono tranquillo per quello che mi hanno raccontato”.

Hai già pensato il profilo dell’allenatore per la prossima stagione? Con il tuo ritorno cadono le leggende urbane che sono sorte con il tuo addio…
“Voglio aiutare l’allenatore giorno dopo giorno. In quanto alle leggende urbane, io non me ne sono andato dal Siviglia perché ho litigato con qualcuno. Me ne sono andato perché credevo che era il momento di andare perché dovevo trovare motivazioni esterne. Credi che il centro del mondo è questo e devo andare via per poter crescere. Avevo bisogno d’aria. Cercavo un posto difficile, scelsi un progetto che mi aiutasse a crescere. Ho scelto il progetto che mi aiutasse a crescere. Ora voglio tornare perché questa crescita posso reinvestirlo qui. Ero sevillista a Roma lavorando 24 ore su 24 per un altro progetto, ora posso essere sevillista al Sevilla lavorando 24 ore su 24 per questo progetto sportivo”.

Sei cosciente che ci sono delle aspettative enormi?
“So che il mio arrivo si può relazionare con una pressione maggiore. Ci sono molte persone fuori Siviglia che mi dicono che ho sbagliato. Ho pensato a tutto però. Vengo da un posto in cui ho imparato a convivere con una pressione grande”.

Al presidente: Monchi avrà il ruolo di direttore generale sportivo. Significa che ha più responsabilità?
“Monchi ha lo stesso incarico, ma avrà una direzione generale sportiva e significa che sarà tutti i giorni nel club non solo nell’ambito sportivo ma anche generale. Ha molta esperienza, visto tutto quello che ha appreso fuori da qui”.

Con Caparros?
Il prossimo anno il Siviglia deve avere un allenatore. Con Joaquin ci ho parlato due volte”.

Che vorresti creare in questa tua seconda avventura?
Devo arrivare al punto più alto del Siviglia. Dal 2003 si cominciò a costruire una struttura sportiva che cambiò tutto, nella quale fece crescere a livello di marketing e sociale. Ci ha fatto vincere i titoli che abbiamo vinto. Aspiro a fare un salto per poter seguire crescendo”.

Cosa ti è passato per la testa quando sei arrivato?
Quando il presidente mi ha chiamato io volevo sapere che volevano da me. Mi disse cose che mi sono piaciute, e sono qui solo per quello”.

Un messaggio ai tifosi?
“Grazie perché è difficile sentirsi amato come qui. Non mi è mai mancato tempo e dedizione. Confidate in me, sono qui perché credo che il Siviglia possa crescere”.

Sull’esperienza nella Roma.
“I due anni che ho passato a Roma non li cambio, non me ne pento perché mi sono serviti per crescere a livello professionale. Quello del Circo Massimo mi sembra assurdo prenderla come una dichiarazione, non credo che sia giusto, era una battuta con un tifoso. Sono andato via prima dalla Roma per una semplice ragione: avevamo capito che l’idea della proprietà era diversa dalla mia. Il presidente pensava che per finire la stagione al meglio ci volesse una cosa e io ne pensavo un’altra. Io solo posso parlare bene di Pallotta e di tutti quelli che mi hanno portato a Roma. Mai sentirete una parola mia contro la Roma. Quando abbiamo capito che la strada era diversa abbiamo deciso di fermarsi. Dalla Roma mi porto l’esperienza di aver lavorato fuori da casa da mia, in un ambiente che mi ha reso un professionista più attento. E’ stata una bellissima esperienza. I risultati in questo anno non sono arrivati, ma la scorsa stagione è stato bellissima. Lavorare nella Roma mi ha fatto crescere tantissimo.”

Ci sono state offerte del Real?
“Real no, altre squadre sì”.

Quando sei andato via, sono andate via altre persone. Possono tornare?
“Ci ho parlato ieri con uno di loro, ma alcuni lavorano in altri club. C’è molta gente che c’è qui e devo conoscerla, perché credo che stiano lavorando bene. Devo vedere se la mia idea di futuro coincide con il club. Vengo con il foglio in bianco e con molta voglia di scoprire quello che stanno facendo”.

Era vero che era tutto fatto con l’Arsenal?
“Se fosse stato tutto fatto non sarei qui (ride, ndr). Ci sono state molte proposte però ho dovuto valutare quale fossero le migliori, ma quella del Siviglia mi ha convinto”.

Da quando te ne sei andato il Siviglia non ha vinto un derby…
“Non credo che possa portare molto nel campo, sapete la mia bravura come giocatore (ride, ndr) ma i derby si vincono con il cuore”.

Il Siviglia può evitare alcune vendite importanti.
“Il modello è quello vincente. Non voglio ripetere gli errori. Alcune volte si vendono giocatori per necessità o per crescere. Oggi che le necessità sono minori non credo che dobbiate avere paura nel vendere giocatori perché è il modello che ha sempre utilizzato il Siviglia. E’ anche il modello delle squadre di tutto il mondo. La fortuna che abbiamo in questo momento è che la tradizione del club ha continuato in questi ultimi anni”.

Il livello di ambizione?
“Sono ambizioso per natura. Ci sono squadre che lavorano bene in Liga ma voglio guardare in alto e non in basso”.

Ti saranno arrivati molti messaggi, qual è stato il migliore?
“Sono come i regali, chi te li fa ha perso il tuo tempo per te. Se sono riuscito a rendere felice qualcuno sono contento”.

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