ROMA-BOLOGNA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Mi è sembrato di tornare indietro di un anno, ieri sera. All’inizio del 2018, infatti, una Roma scossa dal (concretissimo) rischio di cessione di Džeko incappò in una serie di prestazioni imbarazzanti. Ovviamente spesso con avversari del livello del Bologna di ieri.
Un primo tempo horror, con uno Skorupski quasi spettatore non pagante e, dall’altro, un Olsen bravo e allo stesso tempo graziato dalla mira relativa degli avversari.
Basta l’inserimento di El Shaarawy e un cambio di posizioni (per Zaniolo) e modulo per trovare la giocata che cambia la partita.
Freddo sul dischetto, al solito, Kolarov, che indica la strada corretta. E la Roma ha bisogno, di qualcuno che gli indichi la via da percorrere: perché Fazio in questa stagione è costantemente in difficoltà; Nzonzi recupererà pure qualche pallone ma…; Kluivert ancora corre più veloce della sfera, sintomo di maturità lontana. Un rischio che sì ha, sempre, quando si spende per i giovani piuttosto che per calciatori affermati.
Anche perché di Zaniolo ce n’è uno e sarebbe curioso capire il motivo per cui gli arbitri non gli fischiano a favore i tanti falli che subisce. In questo sì, ricorda Totti, mai davvero tutelato nel corso della sua carriera (proprio oggi, tredici anni fa, il fallaccio che ne mise a rischio Mondiali e non solo).
Contavano i tre punti e quelli sono arrivati; mi scuso, ma del fatto che gli avversari meritassero qualcosa in più non me ne può fregare di meno: mi sorprende sempre l’autoflagellazione di parte dei romanisti ogni volta si vince in modo diverso da un 3-0 con prestazione scintillante.