Kolarov prezioso e glaciale. Prove di pace con la Sud
(IL TEMPO, Menghi) E pace fu. Bomber Kolarov e i tifosi della Roma stringono una sorta di patto di non belligeranza e si ritrovano, esultano insieme, senza troppi fronzoli. Nessun inchino, nemmeno uno sguardo d’intesa, non è servito nulla per mettere fine (almeno per ora) ad una guerra interna davvero incomprensibile. La curva si presenta all’Olimpico, di lunedì sera, piena e calda, ripone armi e bagagli per una notte e al di là di uno striscione in cui ricorda di rispettare la maglia non azzarda cori insultanti, anzi canta come un tempo e fa un passo lei per prima per ricucire questo strappo.
Poi Kolarov ci mette tanto del suo, prende la solita palla che scotta, la posiziona sul cerchietto degli undici metri e non sbaglia, è di ghiaccio davanti all’ex Skorupski, che aveva provato a stregare la porta in ogni modo. Sesto rigore segnato in carriera, il terzo da quando veste giallorosso, ma soprattutto la rete numero 7 in Serie A che lo rende l’unico difensore nei top 5 campionati europei a vantare tutti questi centri. Otto totali in stagione, ovvero quanto El Shaarawy, di professione attaccante. Il terzino serbo è sempre più bomber di questa squadra, lui che si era presentato con un gol su punizione a Bergamo ad agosto 2017, decidendo la prima sfida dell’anno con l’Atalanta, lui che non si era fatto problemi a “purgare” anche la Lazio nel derby. Eppure, fino a Verona, i tifosi sembravano essersene dimenticati, pronti a rivendicare i loro diritti di contestare la squadra quando le cose vanno male si erano tenuti sul groppone la frase diretta a tutti gli allenatori d’Italia che poi “di calcio non ci capiscono molto”. Non era bastato neppure il gol al Chievo, con tanto di inchino verso lo spicchio giallorosso, perché quel gesto non per tutti era stato fatto in segno di pace, anzi per molti era quasi di sfida. Ma ieri all’Olimpico si respirava un’atmosfera diversa e quando il serbo ha messo dentro il rigore è esplosa la gioia collettiva, il giocatore non ha avuto nemmeno il tempo di pensare a come reagire, sommerso dai compagni in campo, e sugli spalti vinceva il senso di liberazione per una partita sofferta fino all’ultimo.
L’ingresso di El Shaarawy ha cambiato la gara, è stato il Faraone con la sua imprevedibilità e rapidità (nonostante l’anca malmessa: non sembrava) a conquistare il penalty, dando una svolta al match, ma Kolarov, che sa essere decisivo e glaciale, si è preso l’ennesima responsabilità sulle spalle e ha siglato la pace coi tifosi. “Ne vorrei 22 come lui”, aveva detto il presidente Pallotta, che si è schierato dalla parte del calciatore già difeso da allenatore e dagli stessi compagni di squadra, perché è uno che non si tira mai indietro. Per non creare nodi inutili in una stagione in cui la Roma ha bisogno del suo pubblico, in campionato come in Champions, e un passo in avanti è stato fatto, anche se il clima distensivo non è ancora totale. Sembra, infatti, che il prossimo a dover far pace col pubblico sia Florenzi, fischiato (un’altra volta) all’uscita dal campo, per non si sa bene quale colpa. De Rossi ha anticipato la mossa di difesa verso il suo “vice” tirandogli indietro la fascia da capitano. Pace sarà?