De Rossi che fare? La Roma con lui vince molto di più, ma ora va gestito
(GAZZETTA DELLO SPORT) Fosse per Eusebio Di Francesco, lui non ci rinuncerebbe mai a De Rossi. Per la qualità, il carisma e la specificità del giocatore applicata al ruolo. De Rossi, però, in campo non ci può più andare sempre, perché il ginocchio destro va gestito e sovraccaricarlo sarebbe – adesso – l’errore più grande.
De Rossi ad intermittenza, dunque. Anche se poi, forse, non è giusto neanche dire così. Nel senso che da oggi in poi le partite saranno scelte, selezionate, individuate in base all’importanza, all’esigenza delle squadre ed alle condizioni fisiche ed atletiche di Daniele. Che, tra l’altro, è costretto ovviamente a gestirsi anche durante la settimana, proprio per non sovraccaricare di fatica l’arto in questione.
Di certo, De Rossi è un giocatore talmente importante per il presente e anche il futuro (possibile rinnovo fino al 2020) giallorosso che con lui non si può sbagliare. D’altronde il ginocchio gli faceva male già da un po’, prima di quel giorno – a Napoli – in cui è stato costretto ad alzare bandiera bianca.
E che De Rossi sia importante non solo come presenza e carisma, ma anche e soprattutto per l’apporto che dà in campo lo dicono pure i numeri. Prendendo infatti in esame le ultime due stagioni, quelle che il centrocampista ha vissuto come regista nella gestione-Di Francesco (tra l’altro le due vissute anche ufficialmente da capitano, dopo l’addio di Francesco Totti), si vede subito come il rendimento della squadra sia migliore con De Rossi in campo che non senza. Con lui, ad esempio, le percentuali di vittoria della Roma salgono dal 47,2 al 59,2%, con una media di due punti a partita conquistati dalla squadra di Di Francesco (contro 1,6 nelle gare in cui invece non era presente).
Sostanzialmente uguale invece la media dei gol, sia quelli fatti (1,8 in entrambi le situazioni) sia quelli subiti (1,1 con lui in campo, 1,2 senza). Insomma, anche i numeri ci danno l’idea di come De Rossi sia il barometro giallorosso.