ROMA-TORINO. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Vince, la Roma, ma continua a perdere pezzi. Ieri è toccato a Ünder, in una squadra che a breve inizierà a giocare ogni tre giorni. “La disponibilità economica è quella che è”, dice però Monchi parlando di mercato.

Centrocampo giovane e italiano, con Zaniolo sugli scudi nel grande primo tempo effettuato. Lui e bravo e ha la testa sulle spalle, ma onore al merito a Di Francesco che ha saputo puntarci sin dalla notte di Madrid. E bravo, il Mister, ad azzardare al momento giusto l’ingresso di Schick, da cui parte l’azione del 3-2.

Il goal di Zaniolo è da bomber caparbio e da “Dieci” di qualità: diciamolo a bassa voce, sebbene gli occhi – purtroppo – ce l’abbiano ben aperti in tutta Europa.

C’era curiosità per la prova di Karsdorp, che ha fatto vedere ottime cose in fase offensiva e invece rivedibili in difesa. Sua una buona fetta di responsabilità in occasione del palo di Iago Falque (azione nata da un fallo su Pellegrini non fischiato da un pessimo Giacomelli).

Si attendeva anche Džeko, fascia di capitano al braccio, che poteva chiudere la gara già a inizio ripresa, permettendo una ripresa serena ai giallorossi. Non è così, invece, e se Olsen è bravo nel primo tempo in uscita di piede su Belotti, è quantomeno non irreprensibile sui due goal degli avversari.

Bravo El Shaarawy –entrato a freddo – che non fosse vittima delle sue ripetute pause sarebbe uno dei migliori attaccanti d’Europa. Qualità, nel prendere il rigore; freddezza, nel regalare i tre punti alla Roma sfruttando il grande assist di Pellegrini.

Riviste cose buone, di squadra, come la linea alta e il fuorigioco ben fatto; altre da migliorare, come i troppi errori gratuiti che hanno regalate molte ripartenze agli avversari. Ma tanto cuore e voglia di vincere: speriamo – fino all’ultimo secondo utile – queste caratteristiche vengano corroborate in sede di mercato.