ATALANTA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Arrabbiarmi? E per cosa? Certo, al momento dell’assurdo pareggio di Zapata uno s’incazza ma, poi, prevale la consapevolezza. Nel campionato a una squadra, ti trovi a – 6 dal terzo posto, quando il tuo obiettivo (“tuo”, della società) è la quarta piazza.
Allora meglio seguire il messaggio del Sempiterno Capitano della Roma e stare vicino alla squadra per quello che è il nostro (“nostro”, tifosi) obiettivo: arrivare in fondo alla Coppa Italia, sperando di alzare un trofeo dopo undici anni di digiuno.
Che dire sulla partita? Nulla di nuovo, tutto già visto e chiaro: un anno fa hai vinto partite 1-0 senza che gli avversari arrivassero a tirare in porta; quest’anno hai stravolto tutto e ne subisci le conseguenze, comprese quelle di un buon portiere che ogni tanto regala agli avversari (vedi goal dell’1-3) rispetto a un fenomeno che non sbagliava praticamente mai.
Anche a me piacerebbe un allenatore da 10 milioni a stagione, ma non c’è e non ci sarà, perché manca una società che possa dare i campionissimi a uno con quell’ingaggio, che vorrebbe lavorare solo con numeri 1.
Allora mi tengo stretto la professionalità, gli errori e il cuore romanista di Di Francesco, che deve schierare Marcano perché, al 26 gennaio, non gli si è riusciti a comprare un centrale difensivo di livello normale.
Vogliamo parlare di una squadra che si fa riprendere da 3-0 a 3-3? Se avete memoria, ricorderete rimonte assurde con Spalletti 1° e 2° (una proprio a Bergamo, in vantaggio di due reti) e con Ranieri: allenatori, giocatori, presidenti diversi. Un fatto di DNA e di mancanza di campioni, sostantivo che di solito fa rima con personalità.
Quanti di voi, sul 3-0, hanno sperato arrivasse il quarto per rilassarsi davvero? Quanti di voi, con l’1-3, hanno iniziato a vedere i fantasmi? Domande retoriche, di cui tutti i romanisti conoscono la risposta.
Allora, inutile prendersela: voltiamo pagina e pensiamo alla Fiorentina. Lì sì da “impazzire”, qualora non si superasse il turno. Sempre in attesa di tempi migliori: di tornare a vedere in sede di mercato i Falcao e i Batistuta; i Cerezo e i Montella; i Völler e i Pizarro; i Boniek e gli Emerson.