OLSEN “Grande gioia quando chiamato dalla Roma. Orgoglioso di rappresentarla”
In una lunga intervista al portale svedese DAGENS NYHETER, Robin Olsen ripercorre le tappe della sua carriera, dagli inizi fino all’ultima partecipazione al Mondiale, messa in dubbio da un infortunio che l’ha colpito poco tempo prima dell’inizio della rassegna iridata. Il portiere giallorosso comincia raccontando della sua scelta di andare nella Serie B svedese:
“Quando ho deciso di andare al Klagshamn in seconda divisione anziché fare il salto nella prima, più di otto anni fa, era perché sapevo che quello sarebbe stato il passo iniziale. Da lì la mia carriera è decollata e il Malmoe si è accorto di me”.
Fino alla partecipazione al Mondiale quando il portiere ha dovuto superare un infortunio per difendere i pali della Svezia:
“Non sapere quanto ci avrei messo a recuperare dall’infortunio mi ha stressato molto. La mia ragazza era incinta del nostro secondo figlio, mia figlia si è rotta una gamba una settimana dopo. È stato un momento difficile”. Quindi la visita in Inghilterra da uno specialista, senza avere la certezza però di potercela fare a recuperare in tempo: “Mi ha detto che avrei potuto farcela, ma che non poteva garantirmi nulla. Non sono arrivato alla Coppa del Mondo nelle migliori condizioni, ho fatto solo una partita e un paio di amichevoli”.
Dopo i Mondiali, il passaggio alla Roma:
“Quando mi è stato detto che il mio agente era in contatto con Roma, è stata una grandissima gioia. E poi nel bel mezzo di una fase finale di Coppa del Mondo… Speravo di arrivarci fin da subito: tutti i giocatori vogliono giocare al più alto livello possibile. Quando arrivi da paesi della Scandinavia è più complicato, perché c’è una grande differenza con il campionato italiano. Io poi nella carriera sono maturato tardi: per questo non mi sono mai fissato un obiettivo, ho lavorato sempre per obiettivi intermedi, a breve termine. Ha funzionato sempre bene. Ma i sogni sono sempre stati grandi. Sempre”.
Il debutto contro il Torino, Olsen racconta le sue sensazioni del momento:
“Non ero nervoso, ma teso. Desideravo ardentemente quella partita, era il mio debutto in un campionato nuovo, in un club così grande. Ho cercato di mantenere la calma e facendo ciò che so fare. È finita bene, molto bene”. Con quell’abbraccio di De Rossi al 90′: “I compagni mi hanno aiutato a non subire gol e mi hanno supportato in ogni situazione. Daniele è stato il primo a voltarsi dopo il fischio finale e venirmi incontro per abbracciarmi. Ha significato molto. Da lì ho capito di far parte della squadra, si sono presi cura di me”.
A Roma ha conosciuto Savorani come preparatore dei portieri:
“Ci alleniamo molto duramente, ma dopo ogni esercizio senti che stai migliorando. Vai a casa con quella sensazione, torni e ti senti meglio. Devi fare tanti sforzi, ma la ricompensa è grande. Scendiamo nei minimi dettagli per ottenere il meglio possibile. Ero abituato a pensare da portiere scandinavo, qui è completamente diverso. Sapevo che ci sarebbe voluto del tempo, ma per fortuna non è stato tanto. Sono riuscito ad adattarmi rapidamente e oggi imparo sempre cose nuove. Per esempio il controllo di palla: in Danimarca ricevi e rilanci lungo, qui devi tenerla un secondo di più per capire la situazione davanti a te”.
Sul percorso della squadra:
“Tutti vogliamo vincere, ma non è sempre facile. Abbiamo avuto i nostri momenti di calo, ma il modo in cui andiamo ad allenarci il giorno dopo una sconfitta e diamo tutto per migliorare per la partita successiva è un modo di pensare professionale. Vogliamo sempre migliorare per la partita successiva. Il calcio è questo, anche se si vuole, non è facile trovare una risposta e capire di chi o cosa è la colpa”.
Ci sono stati anche momenti difficili come dopo la partita col Genoa, condita da un paio di errori clamorosi del portiere svedese:
“Sì, è stato molto difficile. Sfortunatamente queste cose succedono, ma poi deve essere forte e ripartire il giorno dopo. È solo così che puoi superare un errore. Dopo la partita ero arrabbiato e lo ero anche il giorno dopo. Ma devi concentrarti sull’allenamento e dare tutto. Per dimostrare a te stesso e agli altri che è stato solo un errore ma che sei tornato di nuovo”.
A Roma ha conosciuto anche la leggenda Francesco Totti:
“È una persona fantastica, che ha una storia bellissima qui nel club. Sono felice di rappresentare la squadra che ha rappresentato. Si comporta come una persona qualsiasi, viene e saluta sempre tutti”.
Ad essere completamente diverso è il rapporto con la tifoseria:
“Ovunque tu vada ci sono romanisti. Anche se vai a comprare il latte. Ma è grandioso, questo dimostra quanto hanno a cuore la Roma e sono orgoglioso di rappresentare il club che amano. L’italiano? È difficile, non l’ho ancora capito bene. Ma so che migliorerò, l’importante è che le indicazioni sul campo le ho imparate velocemente”.
Infine sul razzismo, con l’ultimo caso degli ululati a Koulibaly:
“Non dovrebbe succedere. È il 2019, la gente va a guardare le partite perché gli piace il calcio. È una cosa che odio, quegli idioti non dovrebbero essere allo stadio”.F