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Stress da Roma. De Rossi: “Vigilia Juve pesante, su di noi c’è troppa pressione”

LEGGO (Balzani) – A Torino ci sarà, da tifoso-capitano però e non da giocatore in campo. De Rossi, che ieri ha svolto parte dell’allenamento in gruppo, non potrà affrontare la Juventus nella partita in cui Di Francesco si gioca il futuro. Daniele ha sensazioni negative in vista del viaggio di domani all’Allianz Stadium dove la sua Roma ha raccolto 0 punti in 8 precedenti: «Abbiamo talmente tanta pressione addosso che non viviamo bene l’attesa.

Abbiamo tanti pesi sulla schiena, siamo in un momento delicato perché sappiamo che dobbiamo fare meglio di quello che stiamo facendo. Siamo tutti sotto osservazione, mister compreso, e lo sappiamo. Vogliamo fare una grande partita più per noi che per l’importanza della sfida. Contro i più forti di tutti».

Servirà, però, la Roma migliore. Quella che in questa stagione si è vista a tratti solo in Champions. Dzeko dovrebbe stringere i denti, ancora out Pellegrini mentre Florenzidovrebbe essere schierato in attacco. «La squadra è forte, i nuovi che sono arrivati sono forti. L’errore che abbiamo fatto è stato di parlare troppo dei giocatori che sono partiti. Il dolore per quelli che sono partiti rimane, ma doveva essere assimilato in maniera più sciolta».

Analisi perfetta del momento nero in casa Roma. Poi De Rossi analizza con un filo di preoccupazione la questione legata all’infortunio che lo tiene lontano dal campo dal 28 ottobre scorso. «È l’infortunio più grave della mia carriera – dice a Dazn – Si parla di cartilagine, ho subìto una lesione grave. Sarebbe gravissimo se si dovesse rompere ancora a 35 anni. Ci vuole tempo, ho ripreso a correre e a calciare ma sono ancora indietro».

E la Roma senza il suo capitano ha fatto parecchi passi indietro: 9 punti in 7 partite senza Daniele, 14 in 8 con il centrocampista di Ostia a fare la guardia davanti alla difesa. Un problema di mentalità. «Le grandi squadre hanno bisogno di grandi giocatori e grandi uomini e spesso le due cose coincidono. Grandi professionisti che hanno in testa la mattina e la sera quello che sarà il risultato della domenica. Questo è quello che ho imparato di più dai miei avversari juventini che spesso sono stati miei compagni di nazionale. E più invecchio e più mi rivedo in questo tipo di mentalità». Che De Rossi cercherà di trasmettere un domani ai suoi giocatori.

Sì, perché il futuro di Daniele dovrebbe essere in panchina: «Ho questo sogno di fare l’allenatore anche se la cosa che mi spaventa di più è quella di dover fare cento interviste a settimana. Mio padre (Alberto, ndr) mi dice che fare l’allenatore è bello, ma è un lavoraccio. Lui è un maestro, non ha avuto mai l’ambizione di diventare il nuovo Guardiola, Sacchi o Mourinho. Da lui posso imparare tanto. Non so se sarò capace ma viaggerò e studierò per imparare».

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