ZANIOLO “Prima pensiamo all’Udinese, pensiamo a vincere e poi giocamoci la Champions”
AS ROMA MATCHPROGRAM (Viola) – Chissà se lo scorso 26 giugno quando ha posato insieme al DS Monchi con la maglia giallorossa numero 22 si sarebbe aspettato tutto quello che ha vissuto in questi primi mesi. “Poter vestire questa maglia è un orgoglio, ora devo dimostrare sul campo quanto valgo”, le sue prime dichiarazioni rilasciate. In poco più di tre mesi è passato dal settore giovanile al Bernabeu… e tanto altro. Nicolò Zaniolo, centrocampista classe ’99, 6 presenze in giallorosso, ha la fortuna di avere una papà che conosce bene il mondo del calcio. Igor Zaniolo, attaccante. Lui ha smesso qualche anno fa dopo essere arrivato fino alla Serie B con il Cosenza, la Ternana, la Salernitana e il Messina.
Quanto è stato importante il ruolo dei suoi genitori ed in particolare di suo papà con una carriera da calciatore alle spalle?
“I miei genitori sono fondamentali per me, in ogni momento difficile o bello che sia. Sono sempre al mio fianco. È un onore per me aver avuto papà che ha giocato a calcio, mi dà i consigli su come devo comportarmi in campo e fuori”.
Si parla molto delle difficoltà per i giovani di passare dal settore giovanile alla prima squadra: per lei quanto è stato complicato il salto? e se ci sono state, quali sono le criticità?
“È un passaggio importante, un grande salto. La prima cosa che ho notato è stato il cambio di ritmo, in Primavera ancora molto è legato all’improvvisazione. Quando sei in prima squadra, invece, devi pensare prima la giocata che devi fare. È stata la mia difficoltà iniziale maggiore, ma ancora adesso devo migliorare”.
A proposito di “passaggi”, lei ha fatto un grande salto esordendo prima in Champions League e poi in campionato, quale reazione ha avuto quando ha saputo che sarebbe sceso in campo al Bernabeu?
“È stato il coronamento di un sogno, mi sono ritrovato a giocare insieme a calciatori che fino a due settimane prima sfidavo alla PlayStation. Dal punto di vista emotivo è stato più difficile il periodo prima di scendere in campo, una volta toccato il terreno di gioco pensi solo a giocare. Era la prima partita da professionista e prepararla è stato difficile”.
In campo l’emozione è svanita?
“Nel riscaldamento e nel tunnel l’emozione c’era, eccome! Poi, quando sono entrato in campo, ho subito pensato a quello che avrei dovuto fare, alle indicazioni del mister. Insomma, è stato più difficile prepararla che giocarla”.
L’esordio in Serie A, invece, è arrivato contro la Fiorentina, la stessa squadra che qualche tempo prima l’aveva scartata nelle giovanili.
“Sì, per me è stata una rivincita. Ma non voglio più parlare di queste cose perché è un capitolo chiuso. Ora penso solo ad allenarmi per poter dimostrare quello che valgo nella Roma”.
Dopo l’esordio con la maglia della Roma in Champions e in campionato, è arrivata anche la nazionale maggiore.
“Molto inaspettata, ma un sogno incredibile. Sin da bambino speravo di essere convocato in nazionale maggiore, penso che sia il sogno di tutti i bambini. L’emozione anche in questo caso è stata iniziale, poi quando sono arrivato all’allenamento ho pensato solo a ripagare la fiducia che mi aveva dato il mister Mancini”.
Cosa le ha detto Mancini quando l’ha chiamata per avvertirla della convocazione?
“Mi ha detto di stare tranquillo e se ero stato convocato il motivo c’era. Mi ha chiesto di darmi da fare e ripagare la sua fiducia”.
Nel suo ruolo qui alla Roma si può confrontare con giocatori di grande esperienza: Nzonzi, De Rossi e non solo….
“Per me è un onore allenarmi con loro, ma anche una grandissima responsabilità: devi tenere il loro passo perché altrimenti non giochi. Quindi penso che la cosa principale sia allenarsi bene e prendere loro come esempio e poi riportarlo in campo”.
In squadra siete molti giovani, che rapporto ha con loro?
“Ho un rapporto bellissimo con Luca Pellegrini e Kluivert, insieme condivido ogni cosa, sia in camera sia fuori. Siamo tutti e tre del 1999. Stiamo bene, anche loro mi hanno aiutato ad
integrarmi nel gruppo”.
Quanto è stato importante il ruolo di Di Francesco in questo inizio di stagione?
“Il mister mi ha aiutato giorno dopo giorno in allenamento. Mi sta dando fiducia e io devo ripagarla sempre”.
Torna il campionato e nell’ultima partita contro la Samp è stato molto importante il risultato, ma anche come la Roma è arrivata a quella vittoria.
“Abbiamo vinto e giocato una bellissima partita. Un’ottima base di partenza per continuare con una striscia positiva”.
È alle spalle il momento difficile?
“L’importante è non ricadere nelle sconfitte, bisogna continuare a fare buoni risultati”.
A cosa sono dovuti alcuni passaggi a vuoto che ogni tanto ho avuto la squadra?
“Un po’ per sfortuna e un po’ per alcune cose in cui dovevamo migliorare, però ora siamo stiamo trovando la quadratura giusta e speriamo di continuare così”.
Inizia un ciclo molto intenso, nove partite in 35 giorni, praticamente una ogni tre: come si gestiscono tanti impegni ravvicinati?
“Serve l’aiuto di tutti componenti del gruppo, sia i vecchi sia i giovani”.
Il primo avversario sarà l’Udinese del nuovo tecnico Nicola. che partita si aspetta?
“Sì, hanno appena cambiato l’allenatore e ci aspetta una partita difficile, come tutte del resto. Non esistono partite facili a questi livelli! Bisogna entrare in campo con l’atteggiamento giusto e alla fine il risultato verrà”.
Martedì prossimo invece all’Olimpico torna la Champions League, una competizione dove la Roma sta facendo bene. La qualificazione agli ottavi di finale è vicina.
“Sì, ma prima pensiamo all’Udinese, pensiamo a vincere e poi giocamoci la Champions, contro il Real Madrid”.