Roma, gli ottavi prima dei fischi
IL MESSAGGERO (Trani) – La Roma barcolla e cade di nuovo. Ma, per meriti altrui, è già agli ottavi di Champions, unica buona notizia della notte passata all’Olimpico e finita con la contestazione della tifoseria. Il 6° ko stagionale (2° consecutivo), del resto, certifica la crisi del gruppo che, dimezzato dagli infortuni e impotente negli interpreti, sbanda in Italia e adesso pure in Europa.
Il Real vince 2-0, si prende il 1° posto nel gruppo G ed evita l’umiliazione ai giallorossi. Di Francesco, invece, passa il turno (2° anno di fila) solo perché il Cska non fa punti. E perde, oltre al match, anche la sua imbattibilità casalinga in coppa.
Per lui la partita della verità, però, è quella di domenica sera: sempre in casa contro l’Inter dell’ex Spalletti. Il prepartita ha il suo peso. Sportivo e non. Gli occhi lucidi di Totti e i cori romantici della Sud, gli applausi a Falcao che premia il Capitano, entrato nell’Hall of fame ed emozionato come nel giorno del suo addio, il 28 maggio del 2017.
SENSO D’APPARTENENZA – Anche i rumorosi fischi a Monchi quando è inquadrato sui -maxischermi e i soliti insulti a Pallotta che ha rinunciato al viaggio nella Capitale. La Roma festeggia con il suo passato e guarda subito al futuro. È promossa in anticipo, già durante il riscaldamento: il Viktoria Plzen vince in rimonta a Mosca contro il Cska, spingendo i giallorossi e il Real.
PROFUMO DI COPPA – Ma non basta, nella circostanza, il fascino della Champions per rivedere la Roma che piace alla gente. E che dura solo per 45 minuti. Gli indisponibili chiaramente incidono: Dzeko si aggiunge a De Rossi, Lorenzo Pellegrini, Perotti e Pastore. E, a metà tempo, si ferma pure El Shaarawy.
Ma inizialmente Di Francesco, con la 18esima formazione diversa in 18 partite, riesce lo stesso a dare un senso alla serata. Insiste sul 4-2-3-1, utilizzando i resti della rosa. Recupera, però, Olsen e Manolas. Non si inventa niente, anche perché ogni scelta è quasi obbligata. Florenzi torna da terzino per attaccare Marcelo e al tempo stesso difendere su Bale, conferma Cristante e Nzonzi in mezzo al campo e schiera l’inedito rombo offensivo con Zaniolo dietro a Schick, Under a destra ed El Sharaawy a sinistra.
Età media: 26 anni. E si abbassa ancora quando entra Kluivert per El Shaarawy: è da under 21, con 20,25 anni, nei 4 giocatori offensivi. Assenze ingombranti anche tra i blancos: Navas, Nacho, Odriozola, Casemiro, Valverde. Llorente, solo 13 minuti in Liga e nessuno in Champions, fa il regista al posto di Ceballos che parte in panchina. Dove, però, non accetta di accomodarsi Isco che sceglie polemicamente di restare negli spogliatoi. A Madrid l’esclusione del talento, sempre panchinaro con Solari, fa rumore.
SOLITA GAFFE – Olsen è bravo, all’alba del match, quando intercetta di piede sul tiro di Modric deviato da Benzema. Ma le chance della Roma sono migliori: Schick è fiacco per due volte davanti a Courtois, Kluivert spara alto e soprattutto Under, su giocata raffinata di Zaniolo a sinistra, si pappa prima dell’intervallo la palla del vantaggio. Conclusione in curva, calciando da dentro la porta o quasi. Certi sprechi, ancora di più contro i campioni d’Europa, si pagano.
E si sommano agli omaggi che da queste partita non mancano mai: Fazio, di testa, sbaglia il retropassaggio ad inizio ripresa, Baleringrazia e fa centro. La Roma esce di scena, perdendo l’equilibrio e il match. Preso il gol, si spaventa ed evapora. Vulnerabile, come spesso accade in campionato. Incapace di rimontare. Il Real raddoppia con Vazquez, dopo la pennellata di Bale e la torre di Benzema. E in contropiede, con i giallorossi esageratamente sbilanciati, può infierire: Olsen chiude su Marcelo e Benzema.
La gente perde la pazienza e boccia la prestazione. Di Francesco pensa all’Inter: dentro Coric per Nzonzi che esce tra i fischi e Karsdorp, fischiato pure lui, per Zaniolo che fa il pieno d’applausi. Ma la Champions, dopo più di 2 anni, è di nuovo amara in casa: ultima sconfitta il 23 agosto 2016, nel preliminare con il Porto (0-3).