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CRISTIANO ZANETTI “Con la Roma uno scudetto memorabile, con una squadra fortissima”

ASROMA MATCHPROGRAM (Riccardi) – Esordire in gare ufficiali a Setubal, in un’anonima partita di Coppa UEFA senza tanta storia. Collezionare la prima in campionato a Reggio Calabria, vincendo bene e capendo l’effetto che fa. Ma, soprattutto, scendere in campo al derby, dal primo minuto, a 22 anni, con poca esperienza sulle spalle. E, un anno dopo, diventare campione d’Italia da protagonista. Cristiano Zanetti ha vissuto intensamente e pericolosamente nei due anni romanisti. Stagione 1999-2000 e l’anno domini 2000-2001. Centrocampista di quantità e qualità, arrivò a Trigoria quasi nel silenzio, in comproprietà nell’affare che portò Di Biagio all’Inter.

Ricorda i primi tempi nella Capitale?
“Come dimenticarli? Fu tutto molto inaspettato e veloce. L’ambientamento non fu facile, le prime partite non venni quasi mai preso in considerazione. Col passare del tempo, poi, Capello iniziò a fidarsi di me”.

Che tipo era Capello?
“Un allenatore vincente, di personalità. Aveva temperamento, non te le mandava mai a dire. Non faceva tante carezza. Diceva le cose in modo molto diretto, trattava tutti allo stesso modo. Dal primavera a Totti…”.

Totti?
“Sì, esattamente. Capello cercava di mettere tutti sullo stesso piano, gestendo in questo modo lo spogliatoio. È un modo anche giusto di pensare, ma – onestamente – non può essere così con tutti. Il mister aveva polso, però in alcuni momenti era duro. E con Totti lo è stato spesso. Ma Francesco ha sempre risposto sul campo, da top player quale era”.

Era pure il suo capitano.
“Parliamo davvero di un ragazzo d’oro. Un ragazzo di Roma. Nell’anno dello scudetto il suo essere romano e romanista fu determinante anche per noi e per raggiungere il titolo. Ci metteva sempre quel qualcosa in più, dando al compagno stimoli ulteriori per fare meglio”.

Lei si ritagliò un ruolo di primo piano nella Roma dello scudetto.
“Giocai praticamente tutte le partite, l’infortunio di Emerson convinse Capello a puntare su un centrocampo di muscoli e corsa con me e Tommi (Tommasi, ndr). Ma, onestamente, il mio era un ruolo di comprimario. I top players erano altri e ce n’erano davvero tanti. Samuel, Zago, Aldair, Emerson, Candela, Cafu, Batistuta, Totti, Montella. Una squadra forse irripetibile”.

In quella squadra c’era anche l’attuale allenatore della Roma, Di Francesco.
“Voglio bene a “Difra”. Eusebio è sempre stato un uomo bravissimo, potevi parlare di tutto con lui. Lui, Mangone, Tommasi e io eravamo l’anima operaia di quella squadra straordinaria. Oggi Di Francesco è un allenatore bravissimo, tra i più bravi in Italia. Però…”.

Però?
“Però dico all’ambiente intorno alla Roma di andarci con i piedi di piombo con lui e non pretendere tutto e subito. La squadra ha tanti giovani di bellissime prospettive, però serve tempo. Lo ha detto anche Manolas dopo la partita con il Real. Immagino che contro l’Inter vedremo di nuovo gente come Zaniolo, Kluivert, Cengiz, Schick. Tutti forti, ma i giovani per crescere hanno bisogno di partite, hanno bisogno di incamerare esperienza. C’è differenza tra un giocatore di 20 e di 30 anni. È inutile nascondersi”.

Cosa porta in più l’esperienza in un calciatore?
“Sicuramente aiuta nella gestione delle partite, nello scegliere i momenti in cui fare una determinata giocata o prendere una qualsiasi altra decisione. Sei più consapevole dei tuoi mezzi, quando sei giovane devi ancora capire che tipo di calciatore sei. Di che livello e dove puoi arrivare. Non possiamo chiedere a questa Roma di essere al livello della Juventus. Sarebbe ingeneroso e scorretto. Questa Roma può e deve puntare a qualificarsi in Champions League”.

Forse servirebbe un Cristiano Zanetti a centrocampo, oggi.
“Mah, no, non scherziamo. La Roma di giocatori come Zanetti ne ha molti e tutti bravi. Ora le serve di fare un salto di qualità con un paio di elementi sopra la media. Solo così arrivano i risultati importanti”.

Roma-Inter, domenica sera.
“Al momento, la formazione di Spalletti sembra più avanti nella condizione e nella convinzione, ma la Roma può giocarsela. Non vedo livelli differenti sul terreno di gioco. Si affrontano due squadre simili, prevedo un match equilibrato”.

All’Inter, che esperienza fu?
“Sono stato nerazzurro in due fasi della mia carriera, complessivamente per cinque anni. Restano momenti importanti, quando tornai nel 2001 avevo appena vinto lo scudetto con la Roma e la stagione seguente – con Cuper allenatore – lo sfiorai con l’Inter se non fosse stato per quel maledetto 5 maggio. In ogni caso, non mi posso proprio lamentare. Lo sa perché?”.

Perché?
“Sono stato fortunato nella mia carriera. Ho giocato con Roma, Inter, in Nazionale. Al fianco ho avuto calciatori fortissimi come Totti e Ronaldo. Ma pure Montella e Vieri. Il calcio mi ha dato tanto, pure se mi sono defilato”.

Non è più nel mondo del calcio?
“No, in questo momento faccio altro. Ho allenato qualche squadra, ma ora sto seguendo altre attività mie. Mi auguro di vedere una bella partita domenica tra Roma e Inter e che “DiFra” possa fare un buon risultato. Gli voglio bene”.

 

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