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Papà Kluivert: “Justin, ora corri: con questa Roma puoi raggiungermi”

Patrick Kluivert, papà di Justin Kluivert, ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole:

Patrick, conosce l’Italia: che cosa ha detto a suo figlio?
«Di stare attento alle cose da fare e soprattutto a quelle da non fare. Quando giochi in una grande squadra c’è un sacco di gente che ti sta intorno e vuole delle cose da te».

Che tipo di figlio è Justin?
«Un bravo ragazzo. Sono molto soddisfatto di quello che sta facendo. È a Roma con la mamma Angela, si sta concentrando sul lavoro. Justin parla poco, però è uno che sa ascoltare ed è motivato. Avrei voluto che restasse all’Ajax ancora un anno, ha scelto lui. Credo che la Roma sia una buona soluzione».

Conosce Di Francesco?
«Poco, ma i risultati ottenuti parlano per lui. E poi il salto in Premier League sarebbe stato faticoso. Di Francesco mi sembra un allenatore preparato, bravo a far crescere i giocatori. Justin ha bisogno di questo, lavorare duro, ma è uno che ama imparare. La tournée americana è stata fondamentale: giocare contro le grandi squadre era il suo sogno».

La Serie A però non è il top, nonostante Cristiano Ronaldo…
«Il campionato italiano si sta ritrovando ed è stato sempre molto importante, anche negli anni peggiori».

A suo figlio augura un futuro in Premier League?
«A mio figlio auguro prima di tutto di essere felice, soddisfatto di quello che fa. Quando una persona è contenta lavora meglio e ottiene risultati migliori, vale in ogni campo del lavoro».

Lei è soddisfatto del suo nuovo incarico da vice-allenatore del Camerun, al fianco di Seedorf?
«Un’impresa affascinante. Giocheremo la coppa d’Africa in casa da campioni in carica, è impegnativo ma mi piace, e poi io e Clarence ci conosciamo dall’infanzia: le strade a un certo punto si sono divise, ma i contatti sono sempre stati frequenti. E parliamo la stessa lingua».

Justin diventerà più forte di lei?
Risata. «Eh, per arrivare dove sono arrivato io deve farne di chilometri. Ma ha mostrato talento, ha personalità e tempo per fare una grande carriera».

È molto diverso da lei, anche da un punto di vista di struttura fisica…
«Sì, è un altro tipo di attaccante. Justin gioca esterno, gli piace dribblare, però anche in fase difensiva sa lavorare bene. È bravo sia di destro sia di sinistro e vede la porta: se può tirare, tira. Non ha paura di niente, non ha timori a provare la giocata più difficile. Però deve restare con i piedi per terra».

Lui ha dichiarato di sognare il Barcellona, per il futuro…
«Chi non sogna il Barcellona? Però il calcio italiano sta riprendendo quota e Justin può approfittarne. La Roma gioca un calcio tecnico, viene da risultati positivi anche in Europa. È un bel posto e poi l’ha scelto lui, e Justin è un ragazzo che sa quello che vuole».

Lei ha vinto una Champions League a 18 anni ed è stato a lungo capocannoniere dell’Olanda. Che cosa sogna per suo figlio?
«Per prima cosa gli auguro di vincere lo scudetto. La Juve è la più forte, ma non si sa mai. Vorrei venire presto in Italia: sono impegnato con il nuovo lavoro, però per Justin ho sempre tempo. Voglio vederlo vincere con la Roma. E voglio vederlo felice».

 

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