STORIA DI IERI di Diego AngelinoCOPPE EUROPEETOP

ROMA-LIVERPOOL. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Una Roma coraggiosa non riesce nella nuova impresa di superare i propri limiti e i torti arbitrali subìti.

Di Francesco mette in campo la miglior formazione possibile visti anche i tanti infortuni: di certo non si aspettava che fosse un calciatore esperto come Nainggolan a lanciare il contropiede avversario, che porta al primo svantaggio.

A bocce ferme, se avessi potuto scegliere tra essere in vantaggio 1-0 o 2-1 all’intervallo, avrei optato per la seconda opzione: quando il Liverpool si è fatto autogol grazie alla pressione di Schick su Lovren ho pensato potesse realizzarsi questo risultato al 45’.

La Roma, invece, subisce l’ennesima evitabile rete di questa doppia sfida: sugli sviluppi di un angolo, con anche un mezzo fallo di van Dijk, Džeko serve di testa Wijnaldum anziché rinviare.

I giallorossi sono bravi a non disunirsi, trovano tanto per cambiare un palo con El Shaarawy, possono recriminare per un fuorigioco inesistente fischiato a Schick lanciato a rete.

Nella ripresa la Roma riesce a fare un parziale di 3-0 nonostante lo “show” arbitrale: è rigore su Džeko, ma viene fermato per un offside inesistente; Alexander-Arnold “para” su El Shaarawy,  ma non viene fischiato né il rigore né tantomeno decretata l’espulsione del terzino.

Sotto la lente d’ingrandimento ci sono ovviamente le prestazioni non esaltanti di Pellegrini e Schick: limitarsi a ritenere loro due non adeguati all’appuntamento è ingeneroso verso due giovani con qualità e limitante rispetto alla realtà dei fatti; anche calciatori più esperti hanno infatti commesso errori negli appoggi, per esempio, e non per mancanza di qualità quanto per la tensione dell’evento.

Non ha certo patito la gara Džeko, all’ennesima prova importante, soprattutto nella ripresa, della sua stagione; di Kolarov e della sua esperienza e spinta inutile parlare; è stato brillante El Shaarawy, propiziatore di una rete e mezza, versione moderna di “Bello di notte”, come Agnelli diceva di Boniek. Il Faraone, stremato, lascia poi spazio al giovane Antonucci, che almeno bagna l’esordio in Champions con una vittoria da tabellino, grazie alla doppietta di Nainggolan.

Il belga, che non aveva mai segnato in Champions, trova addirittura una doppietta per il 4-2 finale, segnando prima dalla distanza e poi realizzando un rigore molto generoso, che sa tanto di contentino per i due non dati prima che avrebbero davvero potuto cambiare la gara.

Sorvoliamo, infine, sui 3’ di extra time, già pochi di partenza, inframezzati da un cambio del Liverpool e dal tempo passato per il rigore battuto, interruzioni ovviamente non recuperate.

Un plauso alla Roma va fatto anche per aver chiuso finalmente una competizione europea senza espulsioni, evitando negativi isterismi magari trasmessi anche dagli allenatori.

Inutile dire che la gara di ieri debba rappresentare un punto d’inizio: arrivare in Champions è d’obbligo per avere ulteriori risorse economiche e non avere quindi necessità di vendere ma solo ambizione di acquistare.

Quindi testa bassa e pensiero a Cagliari, con un ringraziamento alla Roma di Di Francesco, tecnico giovane che ha saputo rapportarsi alle grandi gare del calcio europeo portando i giallorossi lì dove non arrivavano da più di trent’anni.

 

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