JUVENTUS-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – A chi non sarebbe piaciuto vincere? La Roma ci ha provato finché ha potuto, giocando un’ora di ottimo calcio e palesando, ancora una volta, quelli che sono i limiti che vanno colmati in sede di mercato.
Serve qualità: in fase offensiva, con un attaccante che permetta a Džeko di prendersi una serata di pausa; a metà campo, dove è indispensabile la regia di un grande centrocampista, se davvero si vuole concretamente puntare a qualcosa.
Dicevamo della Roma che ci prova ma non è precisa in avvio, dove col pressing tipico del gioco di Di Francesco fatto dalle due mezzali Pellegrini e Nainggolan (l’italiano tra i migliori in campo) crea due occasioni mancate da Džeko e proprio dal belga.
Florenzi ci mette corsa, Fazio giganteggia, Juan Jesus è costretto a giocare troppi palloni, El Sharaawy è in una delle sue (troppe) serate no. Poi c’è Under che si muove bene e che avrebbe causato un doppio giallo su Alex Sandro, il primo dei quali (al 18’) viene dimenticato dal pessimo Tagliavento.
A proposito dell’arbitro (era proprio indispensabile quell’abbraccio con Allegri a fine partita?) la partita purtroppo finisce al 68’ con la giusta espulsione di Nainggolan, tradito dalla foga. A quel punto la Juventus non ha l’esigenza di spingere, fa “melina” e impedisce alla Roma di provare a rubare palla per cercare un affondo vincente.
Con una cavalleria che ognuno giudica come crede, la Roma lascia festeggiare qualche minuto la Juventus prima di far partire le proprie canzoni e il giro di campo di giocatori e allenatore.
Per il terzo posto manca ancora l’aritmetica: è fondamentale salire sul podio anche per incassare qualche ulteriore milione da utilizzare per acquisti che aggiungano qualità e personalità.