EDICOLA. Eusebio guarda avanti…
IL MESSAGGERO (A. Angeloni) – Partiamo dall’inizio, visto che siamo alla fine. Il pregiudizio. Pregiudizio (verso Di Francesco) e orgoglio (la reazione di Di Francesco al pregiudizio). Ed ecco la Roma, che guadagna la Champions via campionato e la onora da grande con quel percorso terminato con l’eliminazione dal Liverpool in semifinale.
Qualcosa è cambiato rispetto agli anni precedente, seppur i risultati, in linea con gli altri anni almeno in campionato, sembrano così diversi proprio per la cavalcata in Champions, che ha portato prestigio e milioni. La Roma oggi a Reggio Emilia contro il Sassuolo chiude un’annata ricca, vissuta anche tra qualche problema legato al mercato e agli umori di qualche calciatore che in quel periodo aveva un po’ mollato. Adesso – oltre che provare a restare terza in classifica, obiettivo ampiamente alla portata – la Roma deve pensare al futuro, che vuol dire non sbagliare il mercato, o limitare gli errori. Monchi è al secondo anno, Di Fra pure e, come ha detto il ds, sono la stessa persona; la società si è stabilizzata economicamente, ha beccato un signor sponsor (finalmente!!!) da esibire urbi et orbi, quindi ogni componente è al suo posto.
CONFERME E SPERANZE DiFra ha confermato Alisson, che oggi non giocherà con il Sassuolo (lutto al braccio per la morte di Anzalone), c’è Skorupski, («mi hanno detto che resta»), ha strizzato l’occhio a Berardi e Politano («sono cresciuti con me, sono legato a loro, due di talento»), oggi avversari, e ha evidenziato dove la Roma è davvero cresciuta. Le basi per andare avanti con ottimismo ci sono. Tanto è stato fatto, continuare sarà il compito più complicato.
L’esame di maturità. E forse un pezzo di esame comincia proprio oggi, cercando di non lasciarsi andare troppo ma di restare sul pezzo, anche se davanti hai il Sassuolo e la partita, in sé per sé, conta quasi zero. Ma la Roma è cambiata. «Ha più consapevolezza», sussurra il suo allenatore. «Quest’anno abbiamo riavvicinato la gente, aspetto da non sottovalutare. Ora le sensazioni che proviamo è di appartenere a qualcosa. Deve essere un punto di partenza, negli atteggiamenti e modi di fare, nell’affrontare l’ultima gara, nel sottovalutare mai nessuno. Dobbiamo avere massima attenzione in tutto ciò che faremo, sia in sede di mercato che nella gestione di tutta la stagione, dal punto di vista fisico, da quello metodologico e del lavoro. Dobbiamo ancora migliore ma la bellezza di aver rivisto entusiasmo è una partenza importante. Con Monchi abbiamo già parlato di alcuni giocatori».
Un manifesto programmatico, c’è tutto in queste parole. Basta seguirle. E quel pregiudizio, forse, ha dato maggiore carica. «La delusione più grande è il pregiudizio in generale che non mi piace e mi infastidisce. Parlando di campo, non mi sarei aspettato difficoltà così grandi a fine dicembre e gennaio, in termine di risultati e altri aspetti».
Risultati ottimi in Europa, normali in campionato. «Per la Champions c’è rammarico. La gente è felice, ma si poteva fare qualcosa in più perché eravamo vicini e ci è mancato poco per arrivare in fondo. Dobbiamo crescere e migliorare in questo. In campionato, dispiace avere questo distacco dalla vetta, potevamo fare meglio sia dal punto di vista dei punti che dei gol, che hanno fatto la differenza. Resta un campionato positivo, abbiamo raggiunto l’obiettivo Champions». Manca il terzo posto, poi (quasi) tutti al mare. Per un tuffo nel futuro.