DI FRANCESCO “Il primo successo è aver cambiato la mentalità”
Questa mattina il tecnico giallorosso Eusebio Di Francesco ha ricevuto il prestigioso premio Bearzot, consegnato nel salone centrale del CONI. Queste le sue parole durante la cerimonia di premiazione:
C’è stato all’inizio un po’ di scetticismo nei tuoi confronti?
“Si l’ho avvertito, è normale e fa parte del gioco. L’equilibrio, la capacità di rimanere lucidi, al di là dell’aspetto tecnico la nostra forza deve essere quella di mantenere costantemente una serietà e una mentalità che porta ad avere risultati importanti. Non si è vinto niente ma un piccolo successo è quello di aver cambiato una mentalità”
Tra cammino europeo e campionato, che giudizio dà?
“Credo in Europa straordinario anche se abbiamo dimostrato di poter competere e combattere anche col Liverpool. Aver ricostruito quell’ambiente che mi fa venire i brividi anche a rivederlo è stato il massimo, certo ricevere questo premio prima di andare a Kiev sarebbe stato meglio…in campionato potevamo fare meglio come ho detto”
Avete già fissato l’appuntamento per il rinnovo?
“Credo che non sarà un problema trovare un accordo, ho ancora un anno di contratto ed è l’ultimo dei miei pensieri. Quello che conta sarà fare le scelte giuste per migliorare quanto fatto”
Risponde anche Baldissoni: “Con Eusebio parliamo di cose molte più importanti rispetto al contratto, abbiamo idee analoghe su come continuare a crescere. E lo faremo insieme. Tutto il calcio italiano dovrebbe crescere, c’è tanto da fare per riportarlo davanti ad altre leghe europee. Il percorso fuori e dentro al campo è evidente, guarda al mondo: perché oggi il calcio è una competizione globale. Noi continueremo a farlo e speriamo di riuscirci sempre meglio. La cosa più importante di quello che ha dimostrato quest’anno è che in certi contesti bisogna presentarsi sapendo di poter essere protagonisti, l’atteggiamento della squadra è quello che ci ha consentito di arrivare in semifinale ed è il primo merito del mister”.
Per uno che ha giocato nella Roma che significa allenarla?
“E’ motivo di grande orgoglio, il mio desiderio principale era di allenare la Roma. Adesso devo essere bravo a tenermela stretta questa panchina”
Il più grande merito di Di Francesco credo sia stato quello di ricreare entusiasmo. Differenze nell’ambiente rispetto a 15 anni fa? Il gap da colmare è più di mentalità o tecnico?
“Sul gap sono entrambe le cose, la mentalità è dare continuità. Parlavamo della ripetitività dei gesti tecnici, essere inchiodati su un pensiero è un po’ come a casa coi figli…ricreare quel senso d’appartenenza che secondo me era un po’ svanito. Prima magari questo c’era con più facilità, ora è raro per questo invito sempre i miei ragazzi a fare anche una foto con i tifosi perché quando non gliela chiederanno più sarà il problema più grande”
Se fosse stato uno della giuria, per chi avrebbe votato?
“Sicuramente Inzaghi ha fatto un grande lavoro, è stato bravo nella gestione del gruppo. Io vengo da esperienze differenti che sono fondamentali per gestire un gruppo e un ambiente. Lo metto insieme a Gasperini che è stato fantastico con l’Atalanta specialmente in Europa e si avvicina a quello che è il nostro calcio, essendo aggressivi e col desiderio di fare la partita”
Parte un filmato in cui alcuni giocatori della Roma e colleghi allenatori fanno i propri complimenti a Di Francesco per il premio e la stagione. Riprende la parola il tecnico della Roma: “Credo siano sinceri…in Italia ci sono veramente ottimi allenatori, ognuno di noi prova ad esprimere un pensiero di calcio. L’allenatore credo debba avere una propria identità e un proprio pensiero”.
Allegri e Sarri: nel tuo modo di intendere il calcio, a chi faresti i complimenti?
“Allegri ha fatto qualcosa di straordinario, non è mai facile vincere in modo così consecutivo. Ha fatto un percorso con un pensiero di fare calcio completamente diverso da Sarri, nell’idea di calcio mi avvicino un po’ di più al tecnico del Napoli, per la gestione del gruppo ad Allegri”.
Tra le motivazioni ci sono 3 fondamentali valori che le sono stati riconosciuti: coraggio, caparbietà e tenacia. Qual è la chiave di volta per essere buoni testimoni di questi valori?
“Di coraggio, i nostri educatori hanno un po’ tolto il desiderio del dribblare, dell’uno contro uno. Questo tipo di calciatore fa la differenza. Il coraggio dobbiamo infonderlo noi, di saper sbagliare. Oggi quando si vedono le partite dei ragazzini sto 2 minuti e me ne vado: quando c’è un ragazzo che sbaglia il primo rimprovero è di buttare la palla. E’ fondamentale osare, voler migliorare giorno dopo giorno. Quello che mi dà fastidio dei ragazzini a volte è che se prendono un impegno devono dare il massimo, spesso li vedi che vengono al campo per passare un’ora e noi dobbiamo dare a loro il valore dell’impegno. La tenacia si lega a queste cose, nella difficoltà bisogna saper combattere per cercare di arrivare all’obiettivo che significa ‘crescita’”
Lei che amministra grandi campioni, come ha fatto a spuntarla con questi valori?
“Bearzot mi riporta a pensieri adolescenziali, a come viveva con tranquillità e serietà quei momenti del 1982. Credo che alla base debba esserci la famiglia, con valori importanti che provi a trasmettere alla tua squadra cercando di essere sempre te stesso”
Ora che sei allenatore, sei diventato un po’ matto anche te?
“Ogni tanto bisogna anche farlo per cercare di spostare gli equilibri. Ho trovato il mio percorso, devo dire tornando alla famiglia che mio padre è stato sempre quello che mi diceva ‘vai a giocare fuori, altrimenti ti faccio lavorare qui’. Poi quando ho smesso mi diceva ‘vai a prendere il patentino da allenatore’. Le persone vicine a te sono fondamentali”
Alisson resta alla Roma?
“Eh sì…”
Una dedica per il tuo premio?
“A tutti coloro che mi hanno aiutato in questo percorso, dalle società dove ho allenato, a tutti i ragazzi”
Un in bocca al lupo e un consiglio a Mancini?
“E’ più lui a poter dare consigli a me per l’esperienza che ha. E’ stata una scelta giusta e credo sia stata anche una scelta di cuore. Il consiglio lo dò alla gente: basta guardare indietro, ora c’è da ricostruire”