BALDISSONI “La semifinale una pietra miliare”
Il DG giallorosso Mauro Baldissoni ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Sky Sport. Queste le sue parole:
C’è rammarico per come si è concluso il cammino in Champions League?
“Ci mancherebbe che non ci sia rammarico, quando ci si gioca fino all’ultimo la possibilità di una finale bisogna giocare pensando di meritarla. Il Liverpool era una squadra alla portata, visto il risultato, da qui il rammarico, ma non possiamo ignorare il percorso di questa squadra. Quello che rimane è la consapevolezza, noi abbiamo avviato questo percorso con l’obiettivo e l’impegno di portare la Roma a essere una delle squadre più importanti d’Europa. E’ un percorso ambizioso, questo è il quarto anno che ci qualifichiamo costantemente per la Champions, poi questi eventi come ieri sera costituiscono le pietre miliari che ti consentono di capire dove sei arrivato. Secondo noi stabilisce quello che sarà il nostro nuovo punto di partenza, quello di pensare di poter competere. A prescindere da quante volte torneremo a giocarci una semifinale, ma con la consapevolezza di giocare non da vittime sacrificali o ospiti ma con l’atteggiamento di chi ritiene di meritare il turno successivo ed è questo che deve rimanere”.
C’è stata qualche tensione in passato tra tifoseria e gestione americana, è cambiato il rapporto tra la proprietà e i tifosi? E’ grazie ai risultati?
“I risultati aiutano a riconoscere il lavoro che si fa. I risultati però non arrivano a caso, si vede che il lavoro svolto nel tempo è eccellente. I tifosi sono ben attenti a quello che si fa per loro, non possono che apprezzarlo e riconoscerlo con felicità a questa società. L’impegno non è mai mancato poi a volte è difficile spiegare quello che si fa mentre lo si fa in corso d’opera, quando si tocca con mano il livello che si raggiunge è tutto più facile”.
Sente una percezione diversa in città?
“Io ho sentito sempre molto rispetto per il lavoro che si svolge, poi ci sono delle arene dove si fanno commenti più legati all’immediato ma è sempre stato chiaro il rispetto. Ora si accompagna un po’ di entusiasmo in più. C’è necessità di sciogliere questa patina di inevitabile pessimismo, del fatto che non si riesca a raggiungere quello che si vuole sognare. Quello che vogliamo sognare bisogna capire che si può raggiungere e questo dà una diversa leggerezza anche nei rapporti con la società”.
Nel cammino della Roma in Champions c’è l’episodio Sean Cox. I ringraziamenti sentiti della moglie di Sean Cox sono un segnale che la società ha saputo muoversi nel modo giusto nel prendere le distanze da quanto accaduto?
“Sia chiaro a tutti che noi non abbiamo mai momenti di esitazioni o distinguo o spazi per incomprensioni. Noi non tolleriamo che ci siano concessioni alla violenza. Se chi segue la Roma pensa di poter affermare qualcosa di se stesso compiendo questi gesti, pensando di aver meriti o crediti nei confronti della tifoseria, è bene che sappia che invece sono solo gesti di vigliaccheria che non possono avere spazio nel mondo del calcio e soprattutto intorno alla Roma. Questo per noi non cambierà mai e non retrocederemo di un millimetro su questo”.
L’arbitraggio non è stato benevolo contro il Liverpool, Pallotta si è espresso chiaramente ma potrebbero arrivare delle sanzioni.
“Vedremo, ma è importante affermare che il presidente si è espresso richiamando l’attenzione sulla tecnologia, probabilmente nell’immediato post partita avrà usato qualche parola un po’ colorita ma il rispetto non deve mancare. Noi non vogliamo mancare di rispetto a nessuno, men che meno all’arbitro che è il primo ad essere consapevole di quando sbaglia. Noi dobbiamo occuparci dei nostri errori, non di quelli dell’arbitro. Noi dobbiamo occuparci di fare bene il nostro. I giocatori hanno fatto degli errori e noi dobbiamo preoccuparci di quelli come causa della nostra sconfitta. Se ci sono stati errori dell’arbitro sono stati riconosciuti prima di tutto da lui stesso. Il rispetto non deve mai mancare, altrimenti non si può continuare a giocare”.
Qualche mese fa la Roma balbettava in Champions, penso al Porto, poi con un nuovo allenatore è cambiata la dimensione. Lei se lo aspettava dal lavoro di Di Francesco?
“Ci contavamo, è stata la prima scelta di Monchi, che lo seguiva da tempo come ha già dichiarato tante volte, ne era convinto. Di lui ci piace la metodologia di lavoro, come si pone riguardo l’aspetto tecnico in campo ma anche fuori, nell’esternare le cose più importanti. Come ad esempio quando ha detto che non è importante occuparci di dettagli ed errori arbitrali, nella testa dei giocatori non ci deve essere spazio per la protesta ma mantenere sempre, fino all’ultimo secondo, la convinzione di potercela fare. Questo raffigura il messaggio che ha passato da inizio anno, siamo cresciuti tutti insieme, la squadra con l’allenatore e anche noi stessi. Al primo anno in un’esperienza importante in una grande squadra come la Roma e da esordiente in Champions ha dimostrato fin da subito di capire il modo migliore per affrontarla, credendoci fino alla fine. E’ un grande lascito che la squadra ottiene ed è il miglior presupposto per la prossima stagione”.
Che cosa significa il 30 giugno, che ha sempre rappresentato una sofferenza per la Roma, ora cambia l’approccio? Coi 100 milioni di guadagni dalla Champions cambia qualcosa nell’approccio sul mercato, oppure sara non ancora necessarie cessioni per fare plusvalenza come quella di Salah?
“Il 30 giugno ha un solo significato, la chiusura dell’anno fiscale. Per cui quando si chiude l’anno bisogna essere in regola per rispettare le regole del Financial Fair Play. Abbiamo spiegato tante volte che arrivare ad anticipare alcune cessioni serve a riequilibrare il disavanzo tra costi e ricavi e quindi mantenersi all’interno dei range dettati dalle regole internazionali. Ma è sempre stata una scelta, per mantenere i costi più alti dei ricavi e se questa scelta è stata fatta è stato per poter competere e mantenere il livello di competitività internazionale, ossia il diritto di accedere alla Champions League. Entrare in palcoscenici così straordinari, e speriamo di poterci ritornare, implica dei costi molto alti che appunto vanno sanati dei disavanzi da alcune cessioni. E’ un’opportunità che abbiamo pensato di poter cogliere e i risultati ci hanno dato ragione, ovviamente più si accede ai ricavi grazie alla competitività meno ci sarà necessità di ricorrere a cessioni ‘tattiche’”.
Ma potrebbe accadere.
“Potrebbe comunque accadere perché è un’attività fisiologica quella del trading dei calciatori, quindi perché non approfittarne proseguendo nel percorso di crescita attraverso con un ribilanciamento dei conti”.
Chi potrebbe essere il sacrificato? Alisson, Florenzi, Strootman…
“No no, faccio un discorso generale, le scelte su chi può essere funzionale a questa strategia, che comunque implica anche l’acquisto di calciatori, non sacrifici fini a se stessi… Non è nemmeno detto che saranno necessari, vedremo come saranno i conti finali, ma le scelte sono di pertinenza della direzione sportiva, non mie”.
Alisson ha un prezzo?
“Nessun giocatore ha un prezzo. Il prezzo lo fa il mercato. E sapete che non sceglie sempre la società che vuole vendere o comprare, la volontà del giocatore è determinante. Vale lo stesso anche per il prezzo”.
Il contratto di Florenzi?
“E’ di competenza del ds, ne abbiamo preso uno bravissimo, uno dei migliori in Europa. Sono tematiche e valutazioni sue”.
Monchi le ha confidato se c’è un appuntamento con il suo agente?
“Siccome è bravo e sa far bene il suo lavoro, parte del suo lavoro è anche essere in contatto con l’agente di Florenzi”
Monchi le ha confidato su come sarà la Roma del prossimo anno? Sarà molto nuova o no?
“E’ un gruppo che è insieme da tanti anni. Spesso si parla della Roma come di una società che vende troppo, ma la stragrande maggioranza dei titolari sono qui da 4-5 anni, alcuni anche 6, 7 o 16… E’ un gruppo che è stabilmente insieme da tanti anni. La stabilità tecnica è un valore, vanno integrate solamente le mancanze, come le difficoltà nelle dinamiche di relazione, che vanno a crea l’amalgama per la competitività all’interno del gruppo. Questo determina sempre delle scelte. Quanti giocatori cambieranno? Non è il momento per questa valutazione, non è stata nemmeno fatta. Fino all’altro ieri eravamo in corsa per un obiettivo enorme e abbiamo preferito rimandare a fine campionato valutazioni più approfondite”.
Novità concrete sullo stadio?
“E sempre più semplice identificare questi segmenti temporali quando si va avanti con il processo autorizzativo, forse quello che aveva più dubbi di riuscita. Siamo in fase di pubblicazione del progetto ai fini della variante urbanistica. Ci sarà tempo fino all’11 giugno per le osservazioni e i commenti delle terze parti, da lì in poi si torna nell’alveo delle istituzioni. Prima il Comune dovrà approvare la variante urbanistica e poi la Regione poi dovrà ratificare il tutto per rilasciare i permessi per costruire. Questo, nelle nostre aspettative, dovrebbe finire tutto entro l’estate, prima delle vacanze. Da lì in poi ci sono tempi tecnici per organizzare le gare d’appalto pubbliche, è obbligatorio il bando europeo per quelle. E cercheremo di far partire il prima possibile anche i lavori per le opere private, che naturalmente andranno in parallelo con quelle pubbliche. Il tempo ipotizzabile è di sei mesi, poi da qui a riuscirci alla posa della prima pietra… Lo scenario di tempo è più o meno per la fine dell’anno e l’inizio dell’anno prossimo”.
Pallotta aveva mandato messaggi diretti alle istituzioni: “Sbrigatevi o me ne vado”. Si è affezionato di più dopo l’abbraccio dell’Olimpico alla squadra per la Champions?
“Il presidente è affezionatissimo alla squadra ed è soprattutto molto competitivo. Non mollerebbe facilmente perché vuole portare la Roma dove aveva l’ambizione di portarla fin dall’inizio. Quello che sottolinea sempre è non tanto la differenza di prospettive tra il non avere e l’avere lo stadio. C’è una valanga di persone al lavoro sul progetto dal punto di vista tecnico, ingegneristico e progettuale, e ci sono costi quotidiani che sono sostenuti e anticipati da lui, ogni ritardo nell’iter di un mese potrebbe portare il ritardo dell’apertura dell’impianto anche per un anno o una stagione intera, comporta l’anticipazione di costi con un ritardo di rientro. E questo può arrivare ad un punto che non è sostenibile. Ma siamo in una fase in cui il rischio è scongiurato, ma sappiamo che le istituzioni hanno compreso la bontà nel nostro progetto e sono al nostro fianco. Siamo fiduciosi e convinti di vederlo realizzato al più presto”.
La Roma riuscirà ad arrivare in Champions?
“Non vedo perchè no, in questo momento siamo al terzo posto…”