RIVISTA LA ROMA. Il Personaggio: Edin DZEKO

Quando si chiude una porta si apre un portone, così recita un abusato adagio. Un esercizio di fede nella pratica quotidiana ma che rappresenta la consolidata realtà di questo incredibile 2018 targato Edin Džeko, dal rifiuto al trasferimento a Londra fino all’apoteosi della magica notte dell’Olimpico contro il Barcellona.

“Sono contento che posso guardare il sorteggio e vedere la mia Roma là”, parole e musica dell’uomo che distruggendo ogni nostra certezza ci ha regalato il sogno più bello e inaspettato. Nell’articolo a lui dedicato nella scorsa stagione abbiamo celebrato il “secondo” Džeko, un giocatore capace, dopo un anno di adattamento segnato da difficoltà e delusioni, di aggiudicarsi il titolo di capocannoniere sia in campionato che in Europa League.

Uomo simbolo, in barba ai palati fini dell’etere romano, di una squadra arrivata a stabilire il proprio record di punti in un’annata condita da ben 39 centri stagionali di cui 29 in campionato, 8 in Europa League e 2 in Coppa Italia.

Un giocatore, come giustamente sottolineato da Valerio Nicastro nel ritratto pubblicato sul sito delinquentidelpallone.it, capace di dimostrare sul campo il proprio valore. Una statura il cui limite risiedeva nel pregiudizio e nell’impossibilità di togliersi di dosso le etichette che spesso tendono ad accompagnare i calciatori.

Ebbene, Džeko “terzo”, quello che andiamo a celebrare, è riuscito anche in questa impresa, strappandosi di dosso un’etichetta e strappandola, al tempo stesso, anche alla sua Roma cambiando, per qualche giorno o per sempre, il nostro modo di intendere il calcio e anche un po’ la vita. Una storia che incendia e che affonda le radici in un freddo gennaio, meno di cento giorni fa ma che sono già storia.

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