RIVISTA LA ROMA. Champions League: La partita perfetta
Per prepararci al meglio alla sfida di questa sera, facciamo un passo indietro e torniamo alla ‘Partita Prefetta’ contro il Barcellona. In questo ultimo numero in edicola ce la racconta il Prof. Paolo Marcacci…
Come sempre per i nostri amici digitali, un piccolo assaggio… Vi aspettiamo in edicola!!!
LA ROMA 367 – APRILE 2018
CHAMPIONS LEAGUE: LA PARTITA PERFETTA di Paolo Marcacci
Io non so parlar d’amore: l’emozione non ha voce. Non c’entrano niente Mogol e Celentano e la voce, peraltro, era già terminata prima del fischio finale, scartavetrata da troppe cose, troppi episodi tutti assieme; come far l’amore in una sera soltanto con la persona con cui avresti voluto farlo per tutta la vita, che chissà da quanto tempo aspettavi, e quante volte t’avevano già guastato una gioia che tanto prima avresti meritato.
L’emozione è ancora lì, intatta, al contrario della voce; è ancora lì con quello strano tremore di novantamila minuti stretti in un’ora e cinquanta, con gli ultimi dieci che qualcuno – più di qualcuno anzi: tutti i gufi d’Italia – sembrava aver soffocato dentro una clessidra che non voleva saperne di sputare più fuori manco un granello. Perché se fosse difficile, soltanto difficile spiegare la Roma ai non romanisti, ci avremmo già provato. Invece è impossibile, perché non si può spiegare l’indifferenza verso un cielo che ci sta sulla testa tutto il giorno, salvo poi sorprenderci incantati nell’ora di ogni tramonto, quando l’orizzonte si colora di giallorosso.
Aveva denti da vampiro, più aguzzi del solito, in quell’ultimo quarto d’ora, Suárez, che aveva combinato poco e niente e proprio per questo sembrava uno dei candidati ideali all’ennesimo “Mai ’na gioia”, quello che avrebbe fatto felici a vita i guardoni del pallone, che sono pure peggio di quelli dell’amore, perché il loro unico orgasmo consiste nel vedere gli altri soffrire, non godere.
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